"Ho ricevuto una e-mail che diceva: è finita. Non ho saputo rispondere. E' stato come se non fosse destinata a me. Finiva con le parole: 'Abbi cura di te'. L'ho fatto. Ho chiesto a centosette donne scelte per il loro mestiere di interpretare la lettera sotto un profilo professionale. Di analizzarla, commentarla, metterla in scena, danzarla, cantarla. Di asciugarla, di consumarla. Di capirla per me. Di rispondere al posto mio. E' stato un modo per attraversare il tempo della rottura. Un modo per prendermi cura di me" (Sophie Calle)
Take care of yourself: "[...] Il suo libro ha la copertina rosa, lucida come una carta di caramella. Se fosse tradotto in italiano (non lo è, per qualche misteriosa ragione non è tradotto nella nostra lingua nessuno dei suoi libri, nel resto del mondo oggetti di culto) s'intitolerebbe Abbi cura di te. Seduce fuori e tormenta dentro. Fa ridere e fa piangere, ammala e guarisce. Non si può lasciare senza averlo attraversato fino in fondo. Ci sono tutte le domande e tutte le risposte: c'è soprattutto un'ironia formidabile, una malinconica saggia ironia venata di amarezza, la medicina di ogni male. Calle è un'artista tra le più amate del nostro tempo. Un'icona della modernità, una Louise Bourgeois del nuovo secolo. Il Centre Pompidou le ha dedicato per i suoi cinquant'anni una retrospettiva. La Francia le ha affidato il padiglione di quest'ultima Biennale di Venezia (10 giugno - 21 novembre 2007): lei lo ha dedicato a raccontare come finisce un amore. Ha proiettato i video di molte delle centosette donne che leggono la mail di addio del suo amante: celebri e sconosciute, Jeanne Moureau e una studentessa di scuola media, Luciana Littizzetto e una cartomante, Victoria Abril e una stella dell'Opera. Un avvocato, una psicanalista, Laurie Anderson, una scrittrice di parole crociate, una campionessa di tiro con la carabina, una esegeta di talmud, Maria de Medeiros, la figlia 'segreta' di Mitterand, una giocatrice di scacchi. A ciascuna ha chiesto cosa significa 'abbi cura di te', come si fa ad averne, come si affronta e come si supera il vuoto spaventoso dell'assenza? Ciascuna ha risposto nel suo modo: con un referto, con una canzone, con un gioco. La mostra a Venezia - "Take care of yourself" - è stata visitata da migliaia di persone. Di seguito è venuto il libro, ormai introvabile. [...] (da: Concita de Gregorio, Così finisce un amore, "La Repubblica", 11/11/'07)
"He loves me not" (da GuardianUnlimitedArts)
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