lunedì 18 febbraio 2008

Bianco americano di Stephen L. Carter


"È senz’altro un romanzo avvincente Bianco americano (Mondadori) di Stephen L. Carter, destinato a ripetere il successo di L’imperatore
di Ocean Park
. Abile incrocio tra giallo psicosociale e thriller politico, accurato e realistico nel tratteggio dei personaggi, nell’intreccio e nelle trame secondarie, ricco di allusioni astutamente velate a figure e situazioni contemporanee, fa perno sul misterioso assassinio di un docente afroamericano di economia di una piccola ma prestigiosa università gravitante nell’orbita dell’Ivy League, vale a dire la crema del mondo accademico del New England. Il delitto che mette a soqquadro il campus di Elm Harbour non sfocia tuttavia soltanto nella classica storia giostrata su tortuosi intrighi universitari, ma si apre a sviluppi imprevedibili che sfiorano persino la capitale dell’Impero. Il rettore di Elm Harbour, lui pure di colore, è infatti compagno di studi, amico personale e consulente del Presidente. E sua moglie, vicepreside della locale facoltà di teologia, ha avuto in passato con la vittima un’infuocata relazione, che ha lasciato tracce indelebili. Senza mai rinunciare alla suspense, il romanzo finisce così per delineare un quadro insospettato e credibile del ruolo, degli orientamenti e delle strategie della gente di colore negli Stati Uniti, mettendo a fuoco lo straordinario potere acquisito lungo più di un secolo, dal Rinascimento di Harlem e prima ancora, dalle grandi famiglie della 'nazione scura' in un territorio che non è più dominio indiscusso della 'nazione chiara'. Insomma, se volete capire come Colin Powell e Condoleeza Rice siano diventati quello che sono e come Barack Obama possa concretamente aspirare alla Casa Bianca, questo è il romanzo che fa per voi. Spiega, tra l’altro, come la negritudine non sia una realtà univoca, bensì un aggregato complesso e inquieto di forze discordanti e a volte conflittuali: una massa di neri poveri che ha, moltiplicati, tutti i problemi del common people; una borghesia agiata e benestante ma non del tutto emancipata e alquanto incerta tra integrazione e separatismo; una ristretta cerchia di potenti, poderoso think tank i cui vertici hanno accesso quasi libero allo Studio Ovale, e cenano a quattr’occhi con il Presidente. Un’élite che ha i suoi clan alla pari dei Rockefeller e i Ford, i Kennedy e i Bush ed esercita un suo controllo attraverso donazioni e sovvenzioni, società più o meno segrete e circoli dall’aria svagata e perbene come quello delle 'Lady sorelle' del romanzo. Un’autentica 'casta' che ragiona e agisce secondo ottiche e strategie globali, chiedendosi magari se convenga ai neri offrire un sostegno scontato ai Democratici o appoggiare invece a sorpresa i Repubblicani, per barattare nei corridoi del potere il voto con qualche solido vantaggio per la 'nazione scura'. O magari impostando i problemi della razza e del razzismo come equazioni rigorosamente economiche giocate sui gelidi coefficienti dell’utilità e del profitto." (da Ruggero Bianchi, Il delitto al campus svela l'ascesa di Obama, "TuttoLibri", "La Stampa", 16/'02/'08)
"His Dark Materials" (da TheNewYorker)
"Stephen L. Carter Reads from New England White" (da Npr.org)
"The Talented Tenth" (da NYTimesBooks)

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