domenica 24 febbraio 2008

In due di Antonio Debenedetti

"Antonio Debenedetti tiene fede alla sua familiarità con il 'genere' racconto - la sua essenzialità, l’aggirarsi intorno al grumo o al lampo che condensa una vita - pubblicando una nuova, coinvolgente raccolta.

In due, questo il titolo (Rizzoli), allude a un dato comune ai vari testi, il confronto cioè tra due esseri, che non sono necessariamente persone, o legate da un rapporto amoroso. Certo, in quanto sottile analista dei sentimenti, Debenedetti non manca di indugiare sui legami di coppia e in particolare sulle vicissitudini matrimoniali. Saranno le lettere menzognere che marito e moglie (gente di successo) si scambiano in quella che vorrebbe essere una prova di verità; o la rassegnazione di chi rammenta con la consorte gli sprechi dell’esistenza: 'Non è difficile, dopotutto, arrivare alla vecchiaia insieme. Tutto sta ad avere un po’ di comprensiva pietà della vita, non solo della propria'. Teniamo presente questa nota di turbata partecipazione in un contesto dove prevalgono l’ironia e la beffa. In altri racconti 'i due' sono soltanto virtuali. Il protagonista di Cara signora Wilma scrive alla 'posta del cuore' di un giornale per confessare la sua solitudine ('Sa, per me è la prima volta') dopo la morte della moglie. E nella deserta città di Ferragosto, il patetico strazio del vecchio sembra suppurare in rancore nei confronti della sorte e del mondo. In Totò e il colonnello un militare in pensione, che si sente esiliato al Nord, si rifugia in un cinema per 'parlare' con il grande comico, per inserirsi nella sue battute confidandogli, insieme alle frustrazioni, un peccato abominevole. Spera di essere assolto dal suo conterraneo nonché 'eterno perdente', ma Totò, che si esibisce nella famosa pantomima, burattinesca e scheletrica, sembra condannarlo inesorabilmente. Una burla da quindicimila euro traccia il ritratto miserabile di un uomo ossessionato dal denaro. 'In che altro credere senza mentirsi e senza mentire?', è la massima che guida la sua esistenza. Accade che una zia defunta, da lui detestata per averlo a suo tempo diseredato, gli appaia in sogno e gli detti i numeri vincenti dell’Enalotto. Ma quello che sembrava essere un benevolo risarcimento si rivela una impietosa presa in giro. Il mondo rappresentato da Debenedetti non è amabile, è lui per primo a dispiacersene, infilzando con la crudeltà dell’entomologo vizi ed errori, mortificazioni e sconfitte. Tanto più quando il suo sguardo si appunta su personaggi della ricca borghesia, della mondanità e del circo mediatico. Ne fa eccezione Fischio, il protagonista di Cuccioli. E’ un ragazzo scappato da casa, privo di affetti e risorse. Una sera si aggira senza meta in una strada della periferia romana, mormorandosi una canzone di Lucio Battisti: 'Conosci me, la mia lealtà ...'. Quando sente l’uggiolare di un cane abbandonato, si arrampica su un antico rudere per salvarlo. Ma il gesto di 'lealtà' gli costa caro, perché precipita e muore. Senza avere realizzato il sogno di trovare un amico. Restano a vegliare su di lui, e a redimere con inusitata tenerezza i racconti di Debenedetti, due mansueti occhi canini." (da Lorenzo Mondo, Ironia e beffa, la borghese commedia in due, "TuttoLibri", "La Stampa", 23/02/'08)

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