venerdì 1 febbraio 2008

La decadenza degli intellettuali di Zygmunt Bauman


"Che significa 'intellettuale'? Domanda meno peregrina di quanto potrebbe sembrare. Al termine 'intellettuale' si fa continuo (frequente, quanto meno) riferimento, così indicando una categoria di persone, dando autorevolezza a un'opinione, una presa di posizione, un appello. Il sociologo di origine polacca Zygmunt Bauman (sua la fortunata definizione della contemporaneità come 'liquida') esamina questo tema nel suo La decadenza degli intellettuali. Stampato una prima volta nel 1992, il volume è stato oppurtunamnete ripubblicato da Bollati Boringhieri. L'origine del nome 'intellettuale' risale ai primi anni del Novecento; con esso si cercavano di riprendere e riaffermare 'quella centralità sociale e quelle prospettive globali che avevano accompagnato la produzione e la diffusione del sapere nell'età dei Lumi'. Era stato infatti nel Settecento che la Ragione umana (l'intelletto, appunto) aveva dispiegato i suoi diritti nel campo del sapere relegando in secondo piano la conoscenza fondata essenzialemnte sulla teologia. Il termine, scrive Bauman, definiva un insieme disparato di romanzieri, poeti, artisti, giornalisti, scienziati e altre figure pubbliche 'i quali ritenevano che fosse loro dovere morale e loro diritto collettivo intervenire direttamente nel processo politico agendo sugli intelletti della nazione e indirizzando le azioni dei suoi dirigenti poltitici'. Naturalmente questo elenco di professioni è puramente indicativo, in realtà (come aveva intuito anche Gramsci) gli 'intellettuali' sono meglio definiti in altro modo e cioè riferendosi a persone capaci di 'porsi al di sopra degli interessi settoriali della propria professione o del proprio genere artistico e di fare i conti con le questioni globali, di verità, giudizio o gusto dell'epoca'. In tal senso Bauman parla degli intellettuali come di 'legislatori', persone cioè che sono in grado di 'fare affermazioni autorevoli o arbitrano controversie di opinioni' con pareri all'occorrenza vincolanti. E' però accaduto, argomenta l'autore, che nella fase della postmodernità questo ruolo sia decaduto in quello, utile ma meno autorevole, di 'interprete', vale a dire persone in grado di mettere in comunicazione tra di loro tradizioni diverse rendendole reciprocamente comprensibili. Il libro analizza le ragioni storiche in cui si sono formate la visione del mondo e la strategia intellettuale odierna. Bauman non dice se l'attuale condizione sia preferibile a quella di partenza, si limita a constatare il cambiamento e ad esporre alcune delle sue conseguenze." (da Corrado Augias, Così Bauman ridefinisce il ruolo dell'intellettuale, "Il Venerdì di Repubblica", 01/02/2008)

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