giovedì 21 febbraio 2008

Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb

"Dopo aver raccontato nelle pagine di Stupore e tremori (Guanda) la sua tragicomica esperienza nel mondo del lavoro giapponese, Amélie Nothomb torna a rievocare il paese del sol levante per raccontare l'avventura sentimentale vissuta quindici anni fa con un giovane di Tokyo.

Lo fa con leggerezza e ironia nel nuovo romanzo Né di Eva né di Adamo (Voland), che in Francia ha venduto 400.000 copie, conquistandosi il consenso pressoché unanime della critica. [...] 'Se oggi racconto quella storia, è perché fu per me un'esperienza fondatrice, una vera educazione sentimentale', spiega la Nothomb, che sarà in Italia nei prossimi gironi per presentare il romanzo (a Roma, a Ferrara, a Milano). 'Era la prima volta che mi sentivo veramente rispettata. Eravamo due esseri umani che si rispettavano profondamente, il che purtroppo non avviene sempre nelle storie d'amore. Imparare a rispettare l'altro e, attraverso il rispetto altrui, imparare a rispettare se stessi è un'esperienza fondamentale e molto formativa'. Nel romanzo però lei dà molto spazio ai malintesi, a cominciare da quelli sentimentali ... 'Eravamo entrambi talmente aperti alla cultura altrui che ognuno di noi due ha cercato di vivere l'amore secondo la tradizione culturale dell'altro. Io volevo vivere quello che i giapponesi chiamano il koi, vale a dire un amore più leggero e spensierato che si adattava perfettamente ai miei bisogni. Rinri invece voleva a tutti i costi perdersi nel grande amore romantico tipico della tradizione occidentale. Insomma, alla base della nostra storia c'era un malinteso sentimentale. Va detto però che tutte le storie d'amore poggiano sempre su un malinteso. Ci illudiamo di conoscere la persona che ci sta di fronte, ma poi scopriamo che è sempre uno straniero. Se non altro, con un giapponese le differenze erano date per scontate'. La scoperta dell'altro è inevitabilmente un percorso ad ostacoli pieno di malintesi? 'Penso di sì. I malintesi però sono smepre istruttivi. Io ad esempio, proprio grazie ai malintesi - che, per noi moderni, sono una manifestazione del destino - ho scoperto molti aspetti della lingua giapponese che mi erano ignoti. Detto ciò, non credo che sia mai possibile conoscere gli altri fino in fondo. Non è nemmeno auspicabile. Il fantasma molto contemporaneo della trasparenza assoluta mi sembra molto nocivo. Preferisco che l'altro sia veramente un altro, che sia relativamente opaco, con una sua parte di mistero. L'altro è seducente e affascinante proprio perché nella sua diversità c'è qualcosa che ci sfugge'. Nella sua visione delle differenze non c'è un eccesso di ottimismo? 'Io non faccio teoria, racconto solo ciò che mi è capitato. Sarò ingenua ma non riesco ad immaginare che le differenze possano essere un problema. Perché dovrebbe essere irritante scoprire che l'altro reagisce in modo diverso dal mio?' La storia d'amore si concluse con la sua fuga di fronte all'incessante richiesta di matrimonio di Rinri ... 'Non è stato un comportamento molto onorevole e non sono certo un esempio da seguire. Ma sono fatta così, fuggo davanti ai conflitti. Può sembrare strano, dato che nei miei romanzi ciò non accade mai. Ma nei romanzi sono capace di fare cose che nella vita proprio non mi riescono.[...]' Per lei che è una scrittrice, il silenzio è importante? 'Non esiste musica senza il silenzio. Avrei preferito diventare musicista invece che scrittrice, ma non ho talenti musicali. Quindi scrivo, provo a comporre una musica fatta di parole, la cui prima condizione è necessariamente il silenzio. Inoltre, come scrittrice mi sento una specie di cartografo, delimito i territori di ciò che è dicibile e di ciò che non lo è. Esistono territori dove le parole non sono ammesse. Ad esempio, nei miei libri non parlo mai di sessualità, non perché l'argomento non m'interessi, ma solo perché penso che nessuna parola possa corrispondere a tale attività. Quindi è un territorio dell'indicibile, dominato dal silenzio'. I suoi territori dell'indicibile sono sempre gli stessi o sono cambiati nel tempo? 'Ho cercato di spostare le frontiere. Ad esempio, in passato non ero mai riuscita a raccontare i due episodi di montagna che racconto nelle pagine di Né di Eva né di Adamo. Quelle due avventure hanno avuto un'importanza fondamentale nella mia vita, ma finora non ero mai stata capace di trovare le parole adatte per raccontarle'. Il suo sguardo sul Giappone oggi è cambiato? 'Dopo aver pubblicato Stupore e tremori, le mie relazioni con il Giappone si sono complicate. I giapponesi non hanno per niente apprezzato quel romanzo, il che evidentemente è un loro diritto, ma da allora non hanno smessso di chiedermi di giustificarmi. Naturalmente, non penso di dovermi giustificare. Questa situazione ha inevitabilmente modificato il mio legame con il Giappone. Resta ancora il mio paese preferito, ma è come una storia d'amore impossibile, che ormai guardo da lontano'. Nel romanzo lei sottolinea molto la rigidità della cultura giapponese. Perché? 'E' un tratto fondamentale della loro società, che ha reso particolarmente difficile la mia esperienza a Tokyo. E' anche uno dei motivi per cui oggi preferisco amare questo paese da lontano'. Lei alterna opere autobiografiche come Né di Eva né di Adamo ad altre di pura finzione. Sono due filoni che vanno considerati come complementari? 'Per me la distinzione non esiste. Tutti i miei romanzi parlano sempre dell'essere umano, delle relazioni con gli altri, dei problemi di linguaggio e comunicazione. Sono problematiche che valgono naturalmente anche per me, visto che anch'io sono un essere umano. Quindi, statisticamente, capita che ogni tanto parli di me stessa. Inoltre, certe tematiche sono sono più facili da esplorare facendo ricorso all'esperienza personale. Ad esempio le storie d'amore'. Non è più difficile scrivere di se stessi? 'Scrivere è sempre difficile. Nel caso dell'autobiografia si pone però il problema dei limiti. Chi scrive deve decidere cosa raccontare e cosa tacere della propria esperienza. Nei romanzi di immaginazione posso dire tutto ciò che non posso dire quando parlo direttamente della mia vita. Un'ultima domanda, come vive l'enorme successo dei suoi libri? 'Il successo naturalmente è meraviglioso, ma è anche fonte d'angoscia, perché fa nascere in me il terrore di deludere i lettori. Ciò non significa che io scriva in funzione di ciò che i lettori si attendono da me. Al contrario, continuo a fare le mie scelte in piena libertà. Ad esempio, sapevo che i miei due ultimi romanzi, Diario di rondine e Acido solforico, non sarebbero piaciuti a tutti. Per me però erano importanti. Insomma, la paura di deludere non è paralizzante, direi anzi che è stimolante. Vivere senza paure sarebbe una vita senza interesse." (da Fabio Gambaro, Il Giappone di Amélie, "La Repubblica", 21/02/'08)
"Nothomb claims Prix de Flore after Goncourt miss" (da GuardianUnlimitedBooks)

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