lunedì 2 gennaio 2012

La vittoria dei classici. Sainte-Beuve e Voltaire per capire il mondo


"Domandarsi cosa legga un matematico, è come domandarsi cosa mangi: anche perché, in fondo, i libri sono il cibo dello spirito. Ma, in entrambi i casi, la domanda non ha una risposta definita: ci sono lettori e mangiatori di ogni tipo, tra i matematici, così come in ogni altra categoria di persone.
Più facile domandarsi cosa legga uno specifico matematico: quello che scrive, ad esempio, il quale può facilmente raccontare quali libri abbiano caratterizzato il suo anno. Un anno che avevo iniziato con una gita al Cairo, giusto prima dello scoppio dei moti che hanno rivoluzionato il Nord Africa. E avevo portato con me il Vicolo del mortaio di Nagib Mahfouz, premio Nobel per la letteratura nel 1988. Infatti, come mi annoio a praticare il turismo letterario seduto sul divano di casa, mi diverto a immergermi nei racconti dei luoghi e delle popolazioni che sto visitando. Anche quando il legame tra ciò che leggo e ciò che vedo è più spaziale che temporale, come nel caso della storia raccontata da Mahfouz, che risale ormai al 1947: all´Egitto non solo pre-Mubarak, ma addirittura pre-Nasser, quando sul trono dei Faraoni sedeva ancora re Faruq.
Ma i romanzi sono solo svaghi, e insieme a essi porto sempre con me almeno qualche saggio che mi stimoli a pensare. In Egitto si trattava di Fede e scienza, una raccolta di saggi scritti da Ratzinger prima e dopo la sua elezione. Uno di essi era un estratto dalla sua Introduzione al cristianesimo, e ne riportava l´apologo di apertura: quello in cui il giovane teologo si domandava se lui, e quelli come lui, non fossero altro che clown, che quando vogliono allertare il pubblico del circo a un pericolo imminente, riescono solo a farlo sghignazzare. E si chiedeva se sarebbe comunque bastato che i preti si togliessero il trucco e gli abiti da clown, per diventare più credibili, o se invece a far ridere era proprio il copione dello spettacolo portato da loro in pista.
Si trattava di un Ratzinger inaspettato e irriconoscibile. Tornato a casa, mi procurai immediatamente l´Introduzione al cristianesimo. e leggendolo trovai finalmente il teologo col quale potevo e volevo discutere. Un teologo aperto e coraggioso, che non si nascondeva dietro a un dito, e non spazzava sotto il tappeto le problematiche connesse alla fede, alla religione e al cristianesimo. Un teologo che accettava di porsi in discussione scendendo sul piano di chi criticava radicalmente la religione.
Decisi dunque di rispondergli in Caro papa, ti scrivo. Anche se le letture che feci per completare l´opera, furono più deludenti di quel suo primo libro. In particolare, né nell´intervista Luce del mondo, né nei due volumi su Gesù di Nazaret, ho ritrovato lo stesso Ratzinger.
Tra i saggi scientifici ho letto due classici della matematica: la Geometria intuitiva di David Hilbert e Stefan Cohn-Vossen, ed Euclide e i suoi rivali di Charles Dodgson. Il primo è un capolavoro della divulgazione, concepito da una delle menti più brillanti del Novecento. Il secondo è invece un´imbarazzante e anacronistica difesa d´ufficio della geometria euclidea, sostenuta da uno dei più innovatori letterari dell´Ottocento: il matematico Lewis Carroll, lo stesso di Alice nel paese delle meraviglie.
Tra i romanzi, mi sono gustato L´energia del vuoto di Bruno Arpaia, esemplare in due sensi complementari: l´opera, come romanzo scientifico divertente e informato sulla fisica delle particelle, e l´autore, come letterato interessato e competente in faccende non umanistiche. L´esatto contrario di Solar di Ian McEwan, irrealistica e sciocca storia di un premio Nobel della fisica.
Per farsi perdonare, l´Einaudi (che ha pubblicato Solar) mi ha regalato un´opera straordinaria e sterminata: Port Royal di Charles de Sainte-Beuve. Difficilmente mi sarei avventurato lungo le sue duemila pagine, se non fossi stato nella mia vita professionale un logico, e non avessi sempre sentito parlare della Logica di Port Royal di Antoine Arnauld e Pierre Nicole, senza aver mai avuto l´occasione di approfondire l´argomento.
Ma Sainte-Beuve ha fatto ben altro, per me. Mi ha introdotto alle dispute sulla Grazia alimentate dai giansenisti. Mi ha aperto le porte delle loro due istituzioni, per metà conventi e per metà manicomi. Mi fatto conoscere uno stuolo di personaggi, compresi Arnauld e Nicole. Ma, soprattutto, mi ha permesso di osservare il Seicento da una molteplicità di punti di vista: compreso quello letterario, perché all´interno dell´opera si possono leggere le biografie di Corneille, Montaigne, Moliere e Racine.
E, naturalmente, di Pascal. Della sua matematica non si parla in Port Royal, anche se il suo vero lascito intellettuale sta lì: ma, si sa, certe cose «intender non le può chi non le prova». Avendo però in casa i Pensieri, che non avevo mai letto, ho colto l´occasione. Ma a parte gli aforismi che tutti conoscono, il libro rimane un abbozzo di progetto di apologia del cristianesimo che non mi ha convinto. E mostra, come già notò Voltaire, che «anche gli spiriti più eminenti si sbagliano come le persone più comuni».
Dopo aver sbirciato il Seicento di scorcio, mi era ormai venuta la voglia di osservarlo da una prospettiva centrale. E, per farlo, cosa meglio di Il secolo di Luigi XIV di Voltaire, appunto? Ora che l´ho letto, sono felice e dispiaciuto allo stesso tempo: felice per averlo letto, e dispiaciuto di non averlo più da leggere. Ci sono pochi libri, e non solo di storia, come quello.
Tra ottobre e novembre ho fatto un viaggio in Nepal, e ho portato con me L´ardore di Roberto Calasso. Un´altra volta, in India, avevo portato Ka e non me n´ero pentito. Ma questa volta ho fatto un buco nell´acqua: L´ardore è antimoderno e antirazionalistico. Per fortuna avevo il Newton di Niccolò Guicciardini (Carocci), nel quale la saggezza e la profondità si trovavano abbondantemente, sia nel lavoro del grande scienziato, che nel racconto del nostro bravo storico.
Ora, mentre l´anno sta per finire, sta finendo anche l´ultimo libro che sto leggendo: Formiche di Edward Wilson e Bert Holldobler (Adelphi). Un´opera che da sola, smonta tanti miti, su come la natura sia o debba essere, che albergano nelle menti di coloro che pretenderebbero di vivere, e far vivere, appunto "secondo natura". Chissà per quale associazione libera, il prossimo libro nella mia lista è Allegro ma non troppo di Carlo Cipolla (Il Mulino), che contiene le sue famose "leggi fondamentali della stupidità umana". Ma da questo ripartiremo il prossimo anno, se qualcuno mi chiederà ancora quali sono i libri che ho letto nell´anno passato." (da Piergiorgio Odifreddi, La vittoria dei classici. Sainte-Beuve e Voltaire per capire il mondo,
"La Repubblica", 31/12/2011)

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