venerdì 7 ottobre 2011

Tony & Susan


"In genere non mi piacciono i romanzi che parlano di romanzi. O di scrittori. O, peggio ancora, di lettori accaniti. Non mi piace la sensazione che l'autore mi stia dando di gomito per suggerire che abbiamo in comune qualcosa di raro e virtuoso, perché entrambi amiamo i libri, infatti lui ne ha scritto uno e io lo sto leggendo. Non mi piace la tautologia moralistica in cui cerca di intrappolarmi: leggere è bene, tu stai leggendo quindi ti trovi (insieme a me) dalla parte del bene. Quando in una storia vedo comparire un protagonista-lettore, ho sempre il sospetto che sia stato messo lì allo scopo di adularmi, di rassicurare, mentre io pretendo tutto il contrario dal libro che sto leggendo: voglio che esso mi strattoni, che mi renda maledetto e solo a sprazzi redento, che mi spaventi a morte. È per questo che ho amato a tal punto Tony & Susan di Austin Wright, un romanzo che parla di romanzi, ma una felice eccezione della sua specie, perché tutto fa fuorché rassicurare. Spaventa molto e redime poco. Esalta la vocazione stessa dei romanzi a essere non-rassicuranti e ne celebra la dimensione oscura, spiazzante, «l'onnipresenza dell'elemento irrazionale».
Si tratta di un libro pubblicato per la prima volta in Italia da Rizzoli, nel 1994. Ora, seguendo l'esempio di Atlantic Books, secondo cui Tony & Susan è «il più strabiliante capolavoro perduto della narrativa americana dai tempi di Revolutionary Road», Adelphi lo ripropone, con la nuova traduzione di Laura Noulian. Tony & Susan sono Tony Hastings & Susan Morrow. Il titolo li mette ironicamente sullo stesso piano con l'utilizzo della & commerciale, ma abitano due universi distinti, che comunicano solo attraverso la pagina scritta. Susan vive nella «realtà», Tony nella finzione. Susan è «un'insegnante di inglese, una donna ben organizzata, coerente, grammaticalmente corretta e coi margini su tutti i lati», ha dei figli da accudire e un (secondo) marito, Arnold, che al momento si trova lontano per lavoro. Un giorno riceve una lettera dal suo ex, Edward. Le comunica che ha ultimato un romanzo e le domanda se le va di leggerlo, ha molto a cuore la sua opinione. L'ambizione di Edward di diventare uno scrittore è il principale fra i motivi per cui Susan lo ha lasciato molti anni prima, non credeva nel suo talento e lui, d'altra parte, non era riuscito a portare a compimento una sola opera. Sembrava che infine si fosse arreso a un lavoro impiegatizio nel campo delle assicurazioni, ma adesso, a un tratto, dice di avercela fatta. Susan è scettica ma anche curiosa. Superate le titubanze iniziali, accetta di dare un'occhiata al manoscritto. Che parla di Tony, un professore universitario dalla vita ordinata almeno quanto quella di Susan; Tony Hastings, che ha una moglie e una figlia con le quali sta viaggiando in automobile verso la casa di villeggiatura nel Maine. Susan si lascia rapire in fretta dalla lettura di Animali notturni - questo il titolo del libro dentro il libro - mentre i bambini combinano disastri nelle altre stanze. Non sa, ma se ne accorgerà presto, che il romanzo di Edward è un thriller, e uno dei più spietati e mozzafiato che le sia mai capitato di incontrare. Il viaggio di Tony si trasforma in un incubo. Su suggerimento della figlia, ha deciso di non fermarsi per la notte, di proseguire in modo da arrivare in Maine prima del mattino. Sarà la notte più orribile della sua vita. Un'automobile comparsa dal nulla lo costringe a una strana gara di velocità e infine lo spinge fuori strada. Prima che abbia il tempo di rendersene conto, il professore e la sua famiglia si trovano in balia di tre brutti ceffi dalle intenzioni poco chiare. Susan legge & Tony passa i suoi guai. Per tutto il libro, Wright mantiene i loro piani rigidamente separati, privilegia la chiarezza di esposizione, anche nella prosa, che pure è fine, in certi passaggi magistrale. Per molte pagine la storia di Susan non serve altro che da cornice, da commentario a quella di Tony. Non c'è molto da dire, in effetti, su una donna seduta nel suo soggiorno a leggere. A Tony, in compenso, ne capitano una dopo l'altra - adesso viene separato dalla sua famiglia, adesso è in macchina con uno dei tizi, adesso si ritrova da solo in un bosco, adesso schiva un agguato, adesso ha il timore che la moglie e la figlia siano state maltrattate, stuprate. O peggio. La suspence di Animali notturni trova motivi sempre nuovi di rilancio, è caricata a livelli perfino eccessivi e noi, al pari di Susan, ne veniamo inghiottiti (la frase che mi veniva in mente a ripetizione mentre mi ingozzavo della prima metà del libro era: «Questa è una delle sequenze più trascinanti che io abbia mai letto, una sequenza pazzesca!»). Il thriller congegnato dall'ex marito di Susan si rivela di una violenza inaudita - «che storia cupa, Edward, cupa e pesante» - anche se, a ben vedere, di violenza non c'è quasi traccia. La violenza si subodora, semmai. Tony e la sua famiglia vengono minacciati senza un'arma, neppure un coltellino da tasca, eppure lui è convinto che un'arma debba esserci, da qualche parte. È come se avesse deciso fin dal momento in cui i fari di un'altra automobile sono comparsi nello specchietto retrovisore che quella vicenda sarebbe finita male, che qualcuno li avrebbe torturati. Tutto quanto accade dapprima nella sua mente, è frutto della pura suggestione, ma ha conseguenze atrocemente reali. La paura, sembra dire Austin Wright, ha sempre a che fare con altra paura, vive di continui rimandi a se stessa. Mentre assistevo alla giostra del massacro di Tony, per esempio, mi affioravano alla mente immagini precedenti: i due torturatori in tenuta da golf di Funny Games, lo stupro raccapricciante della figlia di un altro professore universitario in Vergogna, e poi la famiglia Perowne, sequestrata in casa propria, in Sabato. Altre finzioni, altre suggestioni che rinviano a qualcosa di inconoscibile che si trova ancora più in là, nel profondo. Al senso di catastrofe che alberga già in noi e le storie hanno il compito di risvegliare. Anche Susan Morrow se ne accorge: l'impressione che Animali notturni le sta provocando non ha davvero a che fare con la sorte di Tony Hastings, ma con la sua. Il libro «le instilla un'inquietudine, una paura di cui le sfugge l'oggetto, diversa da quella che è presente nella storia, e che sembra venire da dentro». Così Susan inizia a riflettere sulla propria minaccia. Sul suo passato con Edward, sul loro divorzio e poi su Arnold, che probabilmente si trova in compagnia di Marilyn Linwood, la sua segretaria, con la quale ha una relazione. La corrispondenza fra il destino di Susan e quello di Tony, che noi veri lettori attendevamo dal principio, si compie a un livello più alto di quanto avessimo immaginato, attraverso «l'elemento irrazionale» che Susan si è sforzata con tutta se stessa di mettere fuori dai margini, ma che è ancora lì e ora si riaffaccia pericolosamente per mezzo del libro. Le svela la fragilità della sua casa, delle sue relazioni, la precarietà di ogni sicurezza. La sua reazione istintiva è di opporsi. «Susan pensa: se Edward, attraverso Tony o in qualche altro modo, ha intenzione di scuotere la fiducia che ho nella mia esistenza, be', è semplice: resisterò. Resisterò, punto. Ci sono cose nella vita che la mera lettura di un libro non può cambiare». Ma è così davvero? Nel momento stesso in cui lo dice è già spacciata. E noi con lei." (da Paolo Giordano, La lettrice minacciata da un thriller, "Corriere della Sera", 06/10/'11)

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