Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
sabato 2 ottobre 2010
Baires è un libro infinito
E' l'ospite della Fiera che si apre a Francoforte il 6 ottobre: un Paese (e la sua capitale) che porta i segni indelebili della letteratura, un mondo di parole che creano e salvano i luoghi.
"Di là dal mare, si trova Baires, la città dei libri. Da dove le viene questo nome? Non tanto dalle numerosissime librerie - antri infiniti dove perfino Umberto Eco può trovare il manoscritto de Il nome della rosa - né dalla lunga tradizione dei caffè letterari dove gli scrittori discutono con fervore.
Se affermo che Baires è la città dei libri, intendo dire che le sue vie, piazze e incroci portano i segni indelebili della letteratura. Quella di Jorge Luis Borges, prima di tutto, ché ogni sua pagina aderisce a ogni metro quadro di Baires, a partire dal suo cuore pulsante: l'ex Biblioteca Nacional di calle México, paradiso della lettura e labirinto segreto, come sta scritto nel suo Il libro della sabbia (Adelphi 2004).
Gli scrittori, anche quelli morti da gran tempo, danno carne e sangue a questa città: Roberto Arlt respira ancora in ogni vecchia libreria dell'usato (Il giocattolo rabbioso, Le Mani 1994) o nella Diagonal Norte percorsa dal Rufián Melancólico (I sette pazzi, e/o 2003); Julio Cortázar sta al bar London, alla Galería Güemes, nei corridoi del Subte (Tanto amore per Glenda, Guanda 2009; Fine del gioco, Einaudi 2008); Adolfo Bioy Casares torna a vivere ogni volta che qualcuno passa per avenida Las Heras (Diario della guerra al maiale, Cavallo di ferro 2007; Un leone nel parco di Palermo, Einaudi 2005).
Cammina cammina, i libri palpitano a ogni angolo: in Avenida De Mayo, l'incrocio con calle Piedras è Ricardo Piglia (La ciudad ausente), il bar «36 Billares» è Germán Rozenmacher (Cabezita negra), il dantesco palazzo Barolo è Juan Sasturain (Manual de perdedores).
Ovunque, le parole costruiscono edifici: la vecchia zona portuale, il cosiddetto Bajo con i bar tiratardi, è Antonio Dal Masetto (Strani tipi sottocasa, Le Lettere 2002); è Santa Evita (Guanda 2003) di Tomás Eloy Martínez; è Misteriosa Buenos Aires di Manuel Mujica Lainez. L'ex sede delle facoltà umanistiche di calle 25 de Mayo sta in piedi per opera di Lettere e filosofia (Sellerio 2000) di Pablo De Santis. Un passo dietro l'altro, un libro dopo l'altro: il quartiere di Belgrano cosa sarebbe senza i ciechi di Ernesto Sábato (Sopra eroi e tombe, Einaudi 2009)? Villa Crespo potrebbe esistere senza Adán Buenosayres di Leopoldo Marechal? E le sedi televisive delle avenidas periferiche non sono forse uscite dalle pagine di Reality (e/o 2010) di Sergio Bizzio o da Cinebrivido (Marcos y Marcos 2010) di José Pablo Feinman?
Nella città dei libri sullo stadio del River Plate cade eternamente la neve de L’eternauta di Héctor Oesterheld ... Così la legge della letteratura, che regge la città, fa sì che il quartiere di Acassuso si riassuma in Il bambino pesce (La Nuova frontiera 2009) di Lucia Puenzo; che le ville della zona più chic ospitino le bambine perverse di Silvina Ocampo (Un’innocente crudeltà, La Nuova frontiera 2010) o risuonino delle battute ironiche di Luisa Valenzuela (Realtà nazionale vista dal letto, Gorée 2006). Le palestre del Barrio Flores sono tutte uscite dalla penna di César Aira (La guerra de los gimnasios); i negozi di fiori sono stati creati da Anna Kazumi Stahl (Fiori di un solo giorno, Sellerio 2004), gli studi di psicoterapia da Samanta Schweblin (La pesante valigia di Benavides, Fazi 2010).
Pure quando certi edifici non ci sono più, i libri continuano a mantenerli in piedi: l'incrocio tra Urquiza e La Rioja (David Viñas, En la semana tragica); i conventillos di Boedo (Roberto Raschella, Dialogos en los patios rojos); le pensioni intorno alla stazione di Once (Marco Denevi, Rosaura alle dieci, Sellerio 1996), la vecchia Barracas (Alvaro Abós, Restos humanos), gli antichi macelli (Esteban Echeverría, El Matadero).
Si dirà che la Baires che vi sto descrivendo non è reale, che esiste solo all'ombra delle palpebre abbassate degli scrittori che la narrarono. Che volete dire? Che la città dove vi sto facendo da guida è una dolce favola?
Sfogliate Después del día de fiesta di Griselda Gambaro e ci troverete tutta la durezza delle villas miseria; così come Rodolfo Walsh (Operazione massacro, Sellerio 2002), Elsa Osorio (Sette notti d’insonnia, Guanda 2010), Alan Pauls (Storia del pianto, Fazi 2009) vi faranno toccare con mano gli ex luoghi di tortura di cui la città è disseminata.
Cammina cammina, non è finita ancora, ché Baires ha una sterminata periferia che si chiama Argentina. E qui c'è di tutto: la noia di La Plata (Juan Octavio Prenz, La favola di Innocenzo Onesto, il decapitato, Marsilio 2001), il fiume Paraná (Haroldo Conti, Sudeste; Juan José Saer, Luogo, Nottetempo 2007; Enrique Butti, Pasticciaccio argentino, Il Saggiatore 1994), la difficile Rosario (Noemí Ulla, Ciudades; Angélica Gorodischer, Come svoltare nella vita senza farsi ammazzare, Socrates 2008), il bollente Chaco (Mempo Giardinelli, Gente strana, Manni 2010), la foresta (Horacio Quiroga, Racconti d’amore follia e morte, Internòs 2010), le Ande (Héctor Tizón, Cantare del profeta e del bandito, Gorée 2005), la lontana Mendoza del grandissimo Antonio Di Benedetto (il suo capolavoro Zama, Einaudi 1977 e L’uomo del silenzio, Bur 2006), la Pampa (Ricardo Güiraldes, Don Segundo Sombra, Adelphi 1966; José Hernández, Martín Fierro), la provincia falsamente sonnolenta (Osvaldo Soriano, Mai più pene né oblio, Einaudi 2008; Antonio Dal Masetto, E’ sempre difficile tornare a casa, Einaudi 2004 e Il sacrificio di Giuseppe, La Nuova frontiera 2009), le sierras salubri (Manuel Puig, Una frase, un rigo appena, Sellerio 2000; Abelardo Castillo, Il vangelo secondo Van Hutten, Crocetti 2002), il Neuquén stralunato (Osvaldo Soriano, Fútbol. Storie di calcio, Einaudi 2006; Raúl Argemí, L’ultima carovana della Patagonia, La Nuova frontiera 2010), il fin del mundo (Osvaldo Bayer, Patagonia rebelde, Eleuthera 2009; Sylvia Iparaguirre, La Terra del Fuoco, Einaudi 2001).
Ché Baires è, come diceva Borges, un libro infinito con pagine che si rinnovano di continuo fino a inglobare mondi lontani nel tempo e nello spazio: con Macedonio Fernández, Museo de la Novela de la Eterna; Alberto Manguel, Tutti gli uomini sono bugiardi, Feltrinelli 2010; Eduardo Sguiglia, Ojos negros; Rodrigo Fresán, I giardini di Kensigton, Mondadori 2006; Eduardo Belgrano Rawson, Radio Miami, La nuova frontiera 2007 ...
In uno di questi romanzi, si dice degli abitanti di questa città: «La loro altra grande avventura sono i libri». Non so bene quale sia la loro prima passione - il tango? il calcio? la vita stessa, visto le tragiche dittature che hanno attraversato? - ma sicuramente nell’avventura del romanzo sono maestri." (da Laura Pariani, A Baires il libro è un labirinto, "La Stampa", 02/10/'10)
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