(da Tomaso Montanari, Ora salvare le biblioteche, Il fatto quotidiano, 11/05/2020)
“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”. La celebre metafora scelta dall’Adriano di Marguerite Yourcenar è ancora forse la più potente, tra quelle immaginate nel secondo dopoguerra (le Memorie di Adriano escono nel 1951) per spiegare il nesso tra libri pubblici e futuro: le biblioteche come cibo comune contro la comune carestia spirituale […].
Potremmo domandarci se tra le cause del perdurare dell'inverno del nostro scontento che da decenni congela ed estingue la nostra comune umanità non ci sia anche la nostra incapacità di fare come Adriano: tanto più inescusabile quando si rammenti che a noi non era chiesto di fondare nuove biblioteche ma 'solo' di non far morire quelle che i nostri padri ci hanno lasciato come seme di futuro. Ebbene, in questi giorni lentamente riaprono le biblioteche italiane: dopo una chiusura che non ha sollevato i lamenti suscitati non dico da quella dei ristoranti, ma nemmeno da quella dei musei. Ma come li troviamo questi granai dello spirito, ora che possiamo vederli con occhi nuovi?
La risposta più consapevole (e dunque più preoccupata) viene da un bellissimo editoriale appena apparso sulla rivista "Culture del testo e del documento" (Vecchiarelli editore) firmato da Attilio Mauro Caproni già bibliotecario alla Nazionale di Roma, ordinario di Bibliografia e fondatore del primo dottorato italiano in Scienze bibliografiche a Udine. [...]
La morale è assai semplice: l'inverno inaspettato del Covid ci ha fatto capire che abbiamo bisogno di letti in terapia intensiva e di medici e infermieri assunti dallo Stato e ben pagati. E al tempo stesso anche di quei reparti di terapia intensiva che sono le biblioteche, dove l'ossigeno della conoscenza è offerto a tutti, anche chi a casa (quella casa che nel confinamento è diventata cifra e rappresentazione delle diseguaglianze mostruose che abbiamo creato) non ha libri, cioè appunto ossigeno. [...] Proprio questo è il punto: se le biblioteche muoiono non saremo né cittadini né italiani, ma sudditi senza storia e senza futuro. Vogliamo davvero ripartire? Allora ripartiamo dalle biblioteche."
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