mercoledì 29 maggio 2013


"La Cina si svela grazie al noir. Il genere poliziesco, lo sappiamo, è una chiave esplorativa ideale per sondare una società, cogliendone i recessi più segreti: ce l'hanno insegnato le storie di James Ellroy, da cui affiora il volto più torbido di Los Angeles, e l'invischiante provincia francese dei libri di Georges Simenon. Da tale prospettiva ben rodata, ma anche da personaggi e ambienti originali, dipende l'ascesa di un filone autoctono capace di scavare con acume nei conflitti del Paese, scansando almeno in parte l'incombente censura: il marcio emerge da sciarade di delitti solo apparentemente innocue. La star di questa tendenza è Xiaolong Qiu, nato a Shanghai nel 1953 ed emigrato negli Stati Uniti dopo la repressione di Piazza Tienanmen. Ora è docente di letteratura cinese a Saint Louis, ma i suoi noir circolano pure in Cina, dove il pingue professore (ha l'aspetto morbido e vasto di un Nero Wolfe orientale) torna spesso indisturbato per conferenze e incontri universitari.
Fulcro del suo successo è la serie dell'ispettore Chen Cao, capace di vendere nel mondo due milioni di copie (di cui 150mila in Italia, dove lo pubblica Marsilio), e affascinante soprattutto per l'ambientazione, affidata a una Shanghai resa violenta e mafiosa dal frenetico passaggio al capitalismo. Sconvolta anche da una metamorfosi esterna (i vecchi edifici coloniali cedono il passo a selve incontrollate di grattacieli), la metropoli è il teatro delle imprese di un detective animato da un'irresistibile testardaggine eticae da una rigorosa logica deduttiva, e sospinto dalla malinconica memoria della morale confuciana ereditata da suo padre, caduto vittima delle Guardie Rosse. Le passioni di Chen sono la poesia e la cucina, con descrizioni gastronomiche ossessive, e ogni suo tuffo nei misfatti di Shanghai è infarcito da citazioni occidentali colte, con una predilezione per Shakespeare. I titoli della serie usciti in Italia, tra il 2002 e il 2012, sono La misteriosa morte della compagna Guan (segnalato dal Wall Street Journal come uno tra i cinque migliori gialli politici di tutti i tempi), Visto per Shanghai, Quando il rosso è nero, Ratti rossi, Di seta e di sangue e La ragazza che danzava per Mao.
Di volta in volta la trama scardina un tema della Cina odierna per anatomizzarne i contenuti politicamente più scottanti, e la censura cinese «interviene con tagli e con un accorgimento: Shanghai è chiamata "la città H", come fosse uno scenario inventato», avverte Francesca Varotto, editor della Marsilio per la narrativa straniera. Ma le denunce, almeno nelle traduzioni italiane, si evincono con chiarezza.
Accusatorio è il plot de La misteriosa morte della compagna Guan, che fotografa la relazione sporca instauratasi tra il Partito e la polizia, dando un'immagine perversa degli alti quadri del primo. Operazione non passata inosservata in Cina: «Interi paragrafi e tutto un capitolo sono spariti dall'edizione cinese del libro», segnala l'autore Xiaolong Qiu. E a proposito dell'eliminazione della parola "Shanghai" dai propri testi, fa notare che «anche i nomi delle strade e dei ristoranti vengono cambiati, per non rendere riconoscibile la città. Ma il paradosso è che le recensioni cinesi parlano dei miei lavori come di "romanzi su Shanghai". Ho chiesto come ciò sia possibile al mio editore cinese e mi ha risposto che i censori non leggono mai le critiche sui giornali!».
Diretto è l'affondo nella reputazione di Mao compiuto dal suo La ragazza che danzava per Mao. Stavolta l'ispettore si infiltra nell'entourage della giovane Jiao, nipote di una delle favorite del Grande Timoniere, in mezzo a viziosi che rimpiangono il periodo pre-rivoluzionario. Via via l'indagine si trasforma in un viaggio nella sfera privata di un politico sadico e tirannico nei rapporti con le donne, e ancora in grado di condizionare, col suo ricordo, l'immoralità che infetta il sistema. «È l'unico dei miei titoli bandito dalla Cina», riferisce Xiaolong, specificando che «un tale ritratto di Mao è evidentemente inaccettabile». In ottobre approderà in Italia il suo ultimo libro, Le lacrime del lago Tai, dove il bersaglio si sposta sul disastro ecologico che sta devastando il Paese. A Chen toccherà stanare i colpevoli della morte del dirigente di un'industria chimica che butta le scorie in un lago le cui acque erano esemplari per purezza.
Un altro buon giallista cinese è He Jiagong, che è rimasto a Pechino, dove lavora come criminologo e docente di diritto penale. Federico Rampini, su Repubblica, lo definì «un esperto stimato nel suo primo mestiere, ma con una doppia vita da romanziere tutt'altro che politically correct». La sua creatura letteraria è l'avvocato Hong Jun, un personaggio che avanza come un donchisciotte inascoltato nella selva maledetta della modernizzazione della Cina. Il suo La donna pazza (Mursia) si svolge nel degrado di una Manciuria delinquenziale, relegata ai margini dall'industrializzazione. Siamo distanti geograficamente e storicamente, ma non moralmente, dal clima di Intrigo a Shanghai, firmato da Xiao Bai (il nome è uno pseudonimo) e appena portato in Italia da Sellerio. È una storia di denaro sporco e di trafficanti d'armi dirottata negli anni Trenta, durante il tramonto del colonialismo. Ma la trama, benché declinata al passato, ricalca in modo evidente l'atmosfera di dissidio economico e sociale della Cina contemporanea. Con i suoi smascheramenti "morbidi" delle verità più inconfessabili, il noir cinese tocca zone che la letteratura "colta" non arriva neppure a sfiorare." (da Leonetta Bentivoglio, L'ondata noir degli autori d'Oriente così il thriller denuncia le verità nascoste, "La Repubblica", 17/05/'13)

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