
"Il segreto della felicità sta in un giardino. Non in quello incantato dell'eden, ma nel comune giardino di casa, quello in cui ognuno di noi può coltivare le proprie piante e i propri fiori. Un giardino che solo in parte è nostro, perché appartiene in realtà all'ambiente e quindi a tutti gli esseri umani. La metafora del lavoro come esercizio di meditazione a contatto diretto con la natura, con i suoi tempi e i suoi ritmi immutabili, ispira un originale volume di Flavia Arzeni, docente di Letteratura tedesca all'Università La Sapienza di Roma, Un'educazione alla felicità. E' un'indagine introspettiva sulla vita e sul suo significato più profondo, attraverso gli scritti di due maestri della parola e del pensiero, entrambi premi Nobel; l'uno, lo scrittore tedesco, naturalizzato svizzero, Herman Hesse; l'altro, il poeta indiano Rabindranath Tagore. Due figure assai diverse fra loro, accomunati però da un'ammirazione collettiva e da un culto popolare che ne tramandano la memoria fino ai giorni nostri. 'Hesse e Tagore - avverte alla fine del suo libro la stessa autrice - non hanno scritto un breviario per divenire felici, hanno solo indicato la via che ogni essere umano può percorrere'. E si tratta, evidentemente, di un lascito prezioso. La lezione dei due scrittori, ripresa e riproposta con trasporto in questo lavoro da Flavia Arzeni, parte dall'intuizione che la felicità - almeno quella terrena - si fonda su piccole e semplici cose: il legame inscindibile con la natura, da una parte; l'amore per il prossimo e per il diverso, dall'altra. La coscienza ambientalista e la tolleranza, si potrebbe dire in termini più attuali, in nome di una convivenza pacifica. E in questa visione il giardino, che forse per altri può essere anche il balcone, il terrazzo, il parco pubblico o magari il campo da golf, diventa il simbolo di uno spazio verde disegnato dall'uomo, come un'oasi di ordine e stabilità." (da Giovanni Valentini, La segreta armonia della felicità, "Almanacco dei libri", "La Repubblica", 17/05/'08)
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