sabato 27 settembre 2008

Volta la carta la ze finia


"Il ritratto cinematografico di Luigi Meneghello che porta la firma di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini (Fandango), si conclude con lo scrittore di Malo e il suo intervistatore, il medesimo Paolini, impegnati a recitare la filastrocca Le campane de Masòn: 'Volta la carta ghe ze un pòsso. / Un pòsso pien de aqua / volta la carta ghe ze na gata. / Na gata che fa i gatèi / volta la carta ghe ze du putèi. / Du putèi che fa ostaria / volta la carta la ze finia'. Proprio così, Volta la carta la ze finia (a cura di Giuliana Adamo e Pietro de Marchi, Effigie edizioni), si intitola la bella biografia per immagini di Luigi Meneghello, che un folto gruppo di amici ha approntato a un anno dalla morte dello scrittore. Ma il progetto era nato in precedenza, con Gigi ancora in vita. E non faccio fatica a immaginare con quale puntuta precisione egli abbia scelto le diverse fotografie, che qui si accompagnano alle copertine delle ripetute edizioni dei suoi libri (ogni volta rivisti, ogni volta limati); alle tante pagine di appunti su cui con grafia bella e chiara - scriveva e riscriveva in continuazione la sua 'roba' letteraria; ad alcuni suoi testi poco conosciuti; e infinite e svariate testimonianze, scritte per l'occasione. Credetemi, è davvero commovente ripercorrere, tra parole e immagini, la vicenda esistenziale di questo autentico fuoriclasse in perenne ricerca della glassy essence, 'l'essenza invetriata' della realtà 'che la mente nel concepire o la penna nello scrivere (...) vanno cercando e ogni tanto trovano'. Neanche a dirlo, quell'essenza è estremamente difficile da catturare. Più facile è individuare i suoi principali nemici: l'inautenticità e l'artificio, il sussiego e la solennità; malattie endemiche della nostra cultura letteraria, dalla quale Meneghello si allontanerà nel corso di un ultradecennale 'dispatrio' in Inghilterra, marcato al suo avvio nel 1947 da 'una polemica piuttosto accesa contro la falsa profondità e l'oscurità artificiata, finta, di una parte purtroppo dominante dei nostri scrittori e critici, sia accademici che, come dicevano, militanti (cosa vuoi militare, avrebbe detto il piantone Giazza del 5° Alpini a Merano)'. Memore del dettato di Keats - 'fine writing is fine doing' - Gigi si sentiva profondamente offeso dalla 'falsa oscurità, la finzione del difficile, del raffinato, dell'insolito, del profondo'. Praticare quel tipo di prosa non è 'un modo disonesto di scrivere, ma un modo disonesto di vivere'. [...]" (da Franco Marcoaldi, Luigi Meneghello, una vita contro la retorica, "La Repubblica", 27/09/'08)
Il libro di fotografie di Luigi Meneghello Volta la carta la ze finia viene presentato domani (28/09/2008) a Parole nel tempo, la rassegna di piccoli editori che inizia oggi al Castello di Belgioioso. All'incontro, previsto per le ore 17, intervengono, oltre ai curatori del volume Giuliana Adamo e Pietro de Marchi, Renzo Cremante e Vittorio Poma.

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