mercoledì 3 settembre 2008

Spiriti costretti di Angela Bianchini


"Un giorno del maggio del 1941, una ragazza italiana appena ventenne, arriva negli Stati Uniti in nave. E' una degli ultimi italiani di origine ebraica cui sia stato consentito di lasciare il paese. Ha ancora nelle orecchie la voce, 'tremendamente forte', di Mussolini, riprodotta dalla radio il giorno della Dichiarazione di guerra. La ragazza è stata ammessa alla Graduate School alla prestigiosa John Hopkins University. E lì avviene l'incontro decisivo della sua vita, con uno dei più grandi filologi dell'epoca, l'austriaco Leo Spitzer, emigrato negli Stati Uniti perché, anche lui, ebreo ... E' Angela Bianchini quella ragazza. Che ora nel suo libro di 'racconti biografici', Spiriti costretti, narra così di Spitzer come di una serie di altre figure, appartenenti al mondo delle Lettere degli ultimi tre secoli. Spiriti 'costretti', appunto, da circostanze o avversità dell'esistenza, a una vita errabonda. Vita concreta o vita dello spirito: ma in ogni caso si tratta di creature di fuga, insofferenti o tormentate. Sfilano dunque nel libro personaggi come Edith Warthon e Frances Trollope, Benjamin Constant e George Sand e Colette. E i grandi poeti spagnoli esuli in America al tempo della seconda guerra mondiale: Juan Ramòn Jiménez e Pedro Salinas. Assieme alle loro coraggiose mogli, tra le figure più belle dell'opera. Ricordi che si intrecciano ai ricordi: in un continuo incontro di personaggi che, nella vita, si sfiorano per poi perdersi o si riconoscono. Così accadde, ad esempio, attorno a Bernard Berenson nella sua bellissima villa dei Tatti. Non si pensi a un libro di critica letteraria. Né tanto meno soprattutto erudito. La Bianchini è eccellente narratrice e sa ridare vita con passione, e con un'ombra di malinconia a volti lontani, e a tempi in cui la cultura, l'eleganza del conversare, la delicatezza nel gestire le emozioni, non rinnegavano l'intensità riconosciuta del sentimento, l'amore, l'amicizia, la fratellanza fra compagni di sorte. Con parecchie figure di donna, in gran parte malmaritate, come Madame de Charrière, 'l'unica donna veramente amata nella tempestosa e tormentata giovinezza di Benjamin Constant'. O come George Sand, la cui esistenza fu un autentico romanzo. Tutte risolute a lottare per una propria dignità. La Bianchini è, come sempre, ottima scrittrice. I suoi punti di forza, in questi venti racconti, la rapidità e incisività dei ritratti e i formidabili cortocircuiti degli attacchi di ogni storia. Così Leo Spitzer, con il suo cappotto nero e il grande cappello nero, con 'qualocsa di drammatico e di teatrale': con l'aria di un attore più che di un docente. O Jiménez, 'così scuro, minuto e antico': 'l'immagine di una Spagna lontana'. O Frances Trollope, la madre dello scrittore Anthony e, a sua volta, prolifica scrittrice: 'Era veramente vecchia, lei che chiamavano old lady a Cincinnati, ed era sorda, e molto quieta, e con un gran naso sul labbro pendulo'. Quanto agli attacchi, sono spesso legati alle circostanze temporali: 'A distanza di appena due anni, o meglio di due inverni'. E: 'In un bel giorno di maggio di quasi vent'anni fa'. E ancora: 'Nell'inverno gelido e drammatico del 1944-'45'. Brevi lampi di vita trascorsa. Perché vivere, ricorda l'autrice riportando una frase di Pedro Salinas, 'è veder tornare'." (da Giovanni Pacchiano, Ritratti di spiriti errabondi, "Il Sole 24 Ore Domenica", 31 /08/'08)

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