sabato 20 settembre 2008

Benedetta Cibrario: "E' un rifugio contro la tristezza"


"'Ho sempre pensato che i libri fossero la mia salvezza'. Benedetta Cibrario, vincitrice del Premio Campiello con Rossovermiglio, racconta che da adolescente 'quando ero triste sentivo un bisogno quasi fisico di leggere'. Fa bene alla salute, per alcuni la letteratura può essere sostituita alle pillole. 'E' sempre stato così. Se hai pensieri pesanti, opprimenti, leggere ti fa spostare il fuoco fuori da te. Ti porta in un'avventura diversa, in un mondo altro, in un viaggio speciale'. La narrativa come evasione? 'E anche come concentrazione. Nei libri puoi trovare la fuga e l'intrattenimento, il piacere e il divertimento, ma anche gli strumenti per scoprire il mondo e te stesso. Le storie sono terapeutiche, lo sono i personaggi, le vite degli altri'. Ha parlato di 'bisogno fisico' e di 'salvezza': ci spiega? 'Leggere ti separa dalla confusione: io e il mio libro, il mio spazio privato, il mio segreto, il mio tempo. Una coscienza e una necessità fisica di ritrovarsi. Quando ero ragazzina cercavo quel momento in cui mi sarei rifugiata da qualche parte per riprendere una storia sospesa, sentivo l'attesa, l'emozione di quell'incontro in cui finalmente sarei rimasta da sola di fronte alle parole. Quelle appunto che ti salvano: perché la lettura aggiusta, restituisce un centro alle cose, dà fiducia e sollievo'. Un libro che le ha procurato tutto questo? 'Molti, naturalmente. Ma dovendo scegliere, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon. Non me lo aspettavo, non lo cercavo, è stata una sorpresa: fulminante. Un inno all'ottimismo nelle difficoltà del silenzio. Purezza dello sguardo, grazia e poesia rare. La luce delle esistenze dolenti." (da Alessandra Retico, E' un rifugio contro la tristezza, "La Repubblica", 20/09/'08)

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