lunedì 22 settembre 2008

Il segreto di Barbiana di Frediano Sessi


"Sono ormai molte le biografie, alcune costruite anche su una vasta e originale documentazione, dedicate a don Lorenzo Milani, morto nel 1967 a pochi mesi dalla pubblicazione della Lettera a una professoressa. Un testo che aveva scritto con i suoi alunni di Barbiana, la sperduta parrocchia nel Mugello dove era stato mandato, quasi in esilio, dall'arcivescovo fiorentino. A quarant'anni da quel libro - che influì non poco sui contenuti della ribellione studentesca dell'anno successivo e impose di guardare al mondo della scuola italiana da nuova angolazione - rimane ancora la necessità di rivisitare in modo non stereotipato la parabola di una vita e di un'esperienza che contribuirono non poco a cambiare il volto del Paese. Ci prova ora Frediano Sessi con Il segreto di Barbiana (Marsilio), un libro che a prima vista si offre come una biografia, dunque, come dice il sottotitolo 'la storia di don Lorenzo Milani, sacerdote e maestro'. L'approccio di Sessi a questa scompigliante parabola esistenziale, e all'originalissima filigrana spirituale e civile di un uomo che se si costituisse il Pantheon dei nostri padri 'novecenteschi' non potrebbe mancarvi, è apparentemente didascalico e
semplificatore. Sessi racconta infatti il Priore di Barbiana attraverso sedici lunghe lettere rivolte a Matilde e a Nicola, i suoi nipoti adolescenti. Nel testo vive dunque una duplice tessitura di tempi e di mondi. Vi è il teporoso rivolgersi di un nonno ai suoi nipoti, i riti odierni di una famiglia che fa vacanze confortevoli, festeggia ricorrenze, si scambia doni. Però poi accanto sfilano gli elementi che costituiscono lo sfondo, e gli ingredienti quotidiani, della vita di Lorenzo Milani Comparetti a partire da quando, diciannovenne, lascia l'agiata casa borghese e abbraccia la sua vocazione. Le camerate ghiacciate del seminario, i geloni e la disciplina ossessiva, tanto per cominciare. E poi la povera periferia operaia di San Donato in cui inizia il suo ministero sacerdotale, gli scontri feroci con le gerarchie della sua 'Ditta', come chiamava la Chiesa a cui rimarrà pervicacemente e dolorosamente fedele. Per finire all'ultima prova, quella che forse lo rivelerà pienamente anche a se stesso: vale a dire l'assoluta povertà montanara che dal 1954 al 1967 condivide con i suoi parrocchiani di Barbiana. Il libro di Sessi finisce così non solo col misurare l'immensa distanza che separa queste due Italie ma fa risaltare il gap temporale di decenni su cui si staglia la duratura grandezza di un don Milani capace, ancora oggi, di donarci i frutti di quei suoi 44 anni di vita intensamente ben spesi." (da Giorgio Boatti, Don Milani, lui sì un maestro unico, "TuttoLibri", "La Stampa", 20/09/'08)

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