martedì 9 settembre 2008

La malattia dell'Islam di Abdelwahab Meddeb


"Andare oltre l'Islam, oltre il Corano. Senza rinnegare radici millenarie, storicizzando però gli insegnamenti del Libro, calandoli nella modernità. Solo così il mondo musulmano riuscirà a neutralizzare quegli incitamenti alla violenza e alla jihad che non sono marginali, ma centrali nell'insegnamento del Profeta. 'I Paesi musulmani, e l'Arabia Saudita in particolare, si limitano a raccomandare ai loro cittadini di praticare un Islam moderato - scrive Abdelwahab Meddeb sulla "Neue Zürcher Zeitung" -. I governi cercano di isolare gli estremisti etichettandoli come ghulu, la massa ignorante che il Corano stesso disprezza: una mossa timida e insufficiente, soprattutto perché finisce con l'allontanare ancora di più la comunità islamica europea'. La rituale distinzione tra Islam moderato e radicale, secondo Meddeb, non regge. Occorre osare di più: se il mondo musulmano vuole recuperare il ritardo rispetto alla civiltà giudaico-cristiana, deve decidersi a superare gli insegnamenti letterali di Maometto. Una rifondazione sì radicale, ma in senso opposto a chi vuole introdurre la sharia, la legge islamica, negli ordinamenti giuridici. Abdelwahab Meddeb, nato a Tunisi nel 1946 ma residente a Parigi dall'età di vent'anni, poeta, romanziere e saggista, insegna letteratura comparata all'università di Paris X, tiene corsi a Yale e Ginevra, e sulla radio del servizio pubblico France Culture anima da anni la trasmissione Culture d' Islam. Si definisce 'musulmano ateo', cioè di formazione culturale islamica ma non credente. In questi anni Meddeb ha sostenuto Ayan Hirsi Ali, il professor Redeker (pur disprezzandone le idee a suo giudizio quasi razziste) minacciato dagli islamisti, ha affrontato duramente la star mediatica Tariq Ramadan in diretta tv in una trasmissione - Ce soir ou jamais su France 3 - che gli ha procurato grande stima ma anche le minacce dei fondamentalisti islamici. All' indomani dell'11 settembre Meddeb ha pubblicato La malattia dell'Islam ( Bollati-Boringhieri), nel 2006 Contre-prêches. Chroniques (raccolta dei suoi interventi radiofonici, che uscirà presto in Italia), nel 2007 una difesa dell' intervento del Papa a Ratisbona, quest'anno Sortir de la malédiction. L'islam entre civilisation et barbarie (Seuil). I detrattori, come Vincent Geisser, gli danno del 'paladino dell'Islam light', una specie di cocco dell'Occidente, pronto a predicare una versione annacquata della religione pur di compiacere i suoi amici parigini. Ma l'interesse di Abdelwahab Meddeb, a cui talvolta piace paragonarsi a un 'Voltaire musulmano', sta invece nella profonda erudizione e nell'amore per la sua cultura d'origine, alla quale però nega la possibilità di condizionare la vita quotidiana. Soprattutto perché, secondo il suo giudizio, il problema della violenza nell'Islam resta centrale. 'Il germe della violenza sta nel Corano stesso, non è una perversione degli estremisti. Contrariamente a Gesù, noi abbiamo un Profeta che è stato violento, che ha ucciso e ha invocato assassinii'. L'analisi di Meddeb verte sulla differenza tra l'annuncio dell'arcangelo Gabriele a Maria - 'Dio si è fatto uomo' -, e l'annuncio dello stesso arcangelo Gabriele a Maometto - 'Dio si è fatto testo'. I cristiani credono al Dio incarnato in Gesù, i musulmani al Dio che si è fatto Libro. Dio è presente in ogni versetto del Corano, da cui la deriva fondamentalista quasi costitutiva dell'Islam. Il Libro andrebbe storicizzato, interpretato, adeguato alla modernità. Ma finché il Corano sarà Dio, i musulmani non riusciranno a praticare un inesistente 'Islam moderato'." (da Stefano Montefiori, 'Superare il Corano'. La sfida di Meddeb fa discutere l'Islam, "Corriere della Sera", 05/08/'08)
"L'islamisme est la maladie de l'islam, mais les germes sont dans le texte" (da Liberation.fr)
"Abdelwahab Meddeb, La maladie de l’islam" (da RemmmRevues.org)

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