mercoledì 10 settembre 2008

Melania Mazzucco e la lettura


"In principio era Hölderlin. Un'attrazione quasi fatale, per Melania Mazzucco. Come una Pizia con i lunghi capelli riccioluti e serpentini, l'ex ragazza della Balduina oggi scrittrice di fama internazionale li recita a memoria, tutti d'un fiato, i versi del gran cantore della follia: 'Chi vive a sé e si mostra quanto resta, / è come dividesse il giorno in giorni. / È un piegarsi squisito a 'ciò che resta', / diviso da natura ...'. Poi è stata la volta di Lou Reed: dalla malinconica ballata Perfect day ('Credevo di essere qualcun altro / uno buono / Stai per raccogliere quel che hai seminato ...') il titolo è trasmigrato nel 2005 alla omonima creatura letteraria della scrittrice, Un giorno perfetto, e ora al film di Ferzan Ozpetek, tratto dal romanzo, presentato al Festival di Venezia e appena approdato nelle sale italiane. Successivamente è stato il gran momento della cantante Elisa con Luce e poi della musica techno: passioni intense fatte di cd, poesie, racconti, per la narratrice di ardue scommesse con il destino, come Vita, premio Strega 2003, Il bacio della Medusa, La camera di Baltus. L'autrice di Un giorno perfetto, che viene riproposto da Rizzoli e già viaggia verso le 300 mila copie, ha passato così la sua calda estate con musica a palla, leggendo ogni tanto qualche verso di Hölderlin, qualche pagina di romanzo e poi lavorando alle sudate carte, è il caso di dirlo vista la temperatura dell'appartamento dietro le mura vaticane. Seduta al tavolone da lavoro, un Everest di carta, coperto da tomi, appunti, disegni e fotografie a più
strati, la scrittrice è alle prese con l'ultima stesura del nuovo romanzo, ambientato tra il '500 e il '600 nella Serenissima dei Dogi. Unica distrazione, la puntata in Laguna alla Mostra del cinema per la presentazione del film con Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea. In Un giorno perfetto, i libri passano di mano in mano: la protagonista, Emma, prende Anna Karenina e di notte se la porta in bagno, per leggere indisturbata. La lettura, insomma, come rito iniziatico, magari chiusi nel sancta sanctorum della casa. Anche per lei è così? Hölderlin, per esempio, fedele compagno sotto le lenzuola e pure alla toilette? 'Fin da ragazzina, i libri mi hanno seguito veramente ovunque, con l'eccezione dei viaggi adolescenziali, negli inter-rail per il vecchio continente. Anche al bagno, dunque. Sdraiata nella vasca nei mesi torridi, per stare al fresco tra le pareti lisce e smaltate consumavo i Lanciostory con formose guerriere con armatura e seni al vento disegnate in copertina. Leggevo di tutto, dalle Metamorfosi di Ovidio alle magnifiche Fiabe italiane di Italo Calvino, al kolossal della letteratura, i Miserabili di Victor Hugo. Coltivavo alcuni miti personali, come quello dell'America con le praterie, gli spazi vuoti, la nuova frontiera, alimentati dalle storie dei pellerossa pubblicate dalla Bemporad - Marzocco; mi identificavo con Sakado, bambina dagli occhi a mandorla protagonista del Gran sole di Hiroshima, romanzo di Karl Bruckner sui sopravvissuti all'esplosione nucleare. Mi divertivo con Nata libera: la straordinaria avventura della leonessa Elsa, best seller di Joy Adamson che raccontava la storia di un cucciolo di leone adottato in Kenya dal guardacaccia George e da sua moglie'. E la musica? 'E' il mio angelo custode quando scrivo. Deve essere rock, forte, invadente, rumorosa, a costo di creare qualche incidente famigliare'. Nel casalingo frastuono, dove al telefono non si risponde mai e il cellulare viene guardato con insofferenza, compone anche il marito di Melania, Luigi Guarnieri, narratore che pure lui ama, quando sta a tavolino, il sottofondo di qualche motivo musicale. Le band preferite? 'Mi è sempre piaciuto ballare ma anche cantare, fin da piccola, quando a scuola si gorgheggiava Fratelli d'Italia e sognavo di diventare celebre. I Chemical Brothers, i bostoniani Pixies mi hanno seguito per anni. La disco music ha alimentato la mia febbre del sabato sera trascorso nelle discoteche romane sulla consolare via Cassia'. Libri non per danzare ma per farsi accompagnare nelle avventure più disparate, per avvicinare paradisi artificiali e dintorni? 'Ragazza molto inquieta, non mi sono mai negata niente. Forse anche per violare le rigide imposizioni della mia autoritaria famiglia, per farla vivere nel terrore quando tornavo a casa in motorino alle sei di mattina. Ma la letteratura on the road, le pagine letterarie infarcite di mescalina e Lsd della beat generation non mi hanno mai particolarmente intrigato. Comunque sono proprio gli scrittori beat, come William Burroughs, il terreno fertile da cui nasce l'opera di David Cronenberg, uno dei miei registi preferiti, maestro del cosiddetto body horror, che sa raccontare le trasformazioni della mente e del corpo sotto l'influenza degli allucinogeni'. Ultimo libro letto? 'Cani selvaggi di Helen Humphreys, piccolo ma fulminante tomo pubblicato da Playground, editore alternativo che predilige i racconti omosex. Come Cronenberg, affronta senza paraocchi le tematiche sessuali, i confini biologici. E pone al centro l'amore lesbico e la tematica dell'abbandono, di come ci si possa lasciare pur desiderandosi intensamente'. Altri libri per amare? 'Da adolescenti ci si scambiava manufatti, poesie autobiografiche. Più tardi, un test molto speciale l'ho sperimentato con la lirica di Marina Cvetaeva. L'opera della poetessa russa morta suicida era la prova del fuoco. Non avrei mai potuto stare con un ragazzo che non condividesse con me questa attrazione intellettuale. E anche quella per Hölderlin. Ho sempre avuto una particolare inclinazione per i libri che descrivono la follia, lo sdoppiamento della personalità. Mi seduce il periodo dell'ottenebramento di Hölderlin, la sua percezione di essere un uomo-albero, la necessità di uscire dalla propria identità, di farsi chiamare Scardanelli mentre era chiuso nella casa del falegname Ernst Zimmer, in una stanza all'ultimo piano, 'la torre', con una vista bellissima sul fiume Neckar. E poi mi ha sempre conquistato lo stile di Robert Walser, quando, anche lui preda della pazzia, scrisse in microgrammi - a matita in una grafia minuscola e difficile da decifrare - poemi, drammi e novelle'. Il gusto del proibito? 'Era alimentato dalla nutrita biblioteca di casa - mio padre era scrittore di teatro - dove c'era un piccolo 'inferno'. De Sade rubato nottetempo mi faceva sbadigliare ma mi catturava il lessico hard di Gioachino Belli, il piacere con cui designa zone erotiche, genitali e affini'. Altri 'siti' privilegiati per miti e riti letterari? 'Un terrazzino condominiale, circondato da tante altre palazzine. Lì ho assistito all'escalation delle ambizioni di Julien Sorel ne Il rosso e il nero; mi sono indignata per le malefatte di Uriah Heep, dal viso cadaverico e dalle mani appiccicose, in David Copperfield; ho letto tutta Elsa Morante e pure le Vite parallele di Plutarco. Quale adolescente non sogna di meritarsi una biografia eroica?'. Che posto occupano gli scrittori italiani contemporanei nella sua mitologia personale? 'Sandro Veronesi con le sue descrizioni di Roma, così bella e così dannata, è, per il gusto del realismo, l'Altman della letteratura italiana. E poi ci sono Emanuele Trevi, Laura Pariani, Valeria Parrella'. Il periodo in cui ha letto meno? 'Gli anni più ribelli dell'adolescenza quando indossavo i panni trasgressivi della cattiva ragazza'. Ultimi film visti? 'Gomorra, Il divo e ovviamente Un giorno perfetto, un film distante dal mio romanzo ma che è veramente rinato, adottato da tre nuovi 'padri', il produttore Domenico Procacci, lo sceneggiatore Sandro Petraglia, e Ozpetek'." (da Mirella Serri, Sotto le lenzuola con Holderlin, "TuttoLibri", "La Stampa", 07/09/'08)

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