sabato 13 settembre 2008

Biblioteche del mondo antico


"Capita di tanto in tanto di chiedersi dove e come uno storico sterminato quale Plutarco si documentasse per il mare di notizie che gremiscono le cinquanta biografie di uomini illustri; o dove e come un poeta dotto come Callimaco attingesse i versi dei suoi precedenti colleghi per intarsiarli nei propri. A qualcuna di queste curiosità risponde un volume collettivo dedicato alle Biblioteche del mondo antico e coordinato da Angela Maria Andrisano. La cui premessa si apre con i nostri stessi interrogativi: quale e quanta era la diffusione dei libri, che pur già allora si producevano e si vendevano nelle botteghe e sulle bancarelle? Gli scrittori avevano biblioteche personali, e a partire da quando? I saggi che seguono danno risposte per campioni, solitamente partendo dalla citazione o allusione di un autore in un testo storico, filosofico o poetico. Il titolo del volume è in effetti un po' capzioso: vi si parla piuttosto di letture che di libri in casa. Dall'esordio del primo libro dei Sapienti a banchetto scritti da Ateneo nel II secolo dopo Cristo sappiamo che oltre a facoltosi re e tiranni possedevano ricche biblioteche private un tragediografo quale Euripide e filosofi quali Aristotele e Teofrasto. Di Virgilio, personaggio che, raccomandato di ferro, poteva pur avvalersi dei prestiti delle grandi biblioteche pubbliche di Alessandria d'Egitto e di Pergamo, Leonardo Fiorentino mostra, attraverso l'analisi di alcuni passi dell'Eneide, che si può credere alla presenza nella sua biblioteca personale dei lirici greci: autori solitamente trascurati nelle indagini delle fonti virgiliane a vantaggio di Omero e dei tragici delle due lingue. A metà del quarto libro dell'Eneide, quello infuocato e disperato di Enea e Didone, si incontra una celebre similitudine, dell'eroe straziato dall'amore e dall'avverso volere del fato, il cui cuore è sconvolto 'come quando Borea sull'Alpi quasi sradica agitandola con i suoi soffi una robusta quercia e stridendo abbatte al suolo le foglie scuotendo i rami'. L'ascendente indicato fin dall'antichità sono alcuni passi dell'Iliade, là dove peraltro il paragone è usato per la furia guerresca. Fiorentino indica invece, per più immediata e specifica vicinanza, la lettura da parte del poeta romano dell'altrettanto e forse ancor più famoso paragone di Saffo, là dove la poetessa di Lesbo traduce l'universale esperienza amorosa col brevissimo tocco di Eros che 'mi squassa il cuore come il vento che sui monti s'abbatte sulle querce'. [...]" (da Carlo Carena, Negli scaffali di Virgilio, "Il Sole 24 Ore Domenica", 18/05/'08)

Nessun commento: