domenica 3 agosto 2008

Un cappello pieno di ciliege di Oriana Fallaci


"Con tutta la prevenzione possibile (ah, i battage prima dell'uscita del libro!) abbiamo iniziato a leggere il romanzo postumo di Oriana Fallaci, romanzo storico ed enorme saga familiare, Un cappello pieno di ciliege, pubblicato per la meticolosa cura del nipote Edoardo Perazzi. Con tutta l'ammirazione possibile ne abbiamo terminato la lettura. Perché crediamo che pochissimi testi della nostra narrativa moderna e contmeporanea (forse il solo Nievo) che, appunto, anche il contorno storico abbraccino, abbiano la stessa energica fluidità narrativa; la stessa candida e generosa capacità di scoprirsi al lettore, mostrando senza troppe coperture la forza, generatrice di vita e insieme devastante o autodevastante, del sentimento umano; con la tenacia degli sforzi individuali per non soccombere a quello che può chiamarsi destino, o fatalità, o caso. Lotta troppo spesso perdente, comunque. Mischiate alla 'Storia' fatta dai potenti, dai grandi scellerati, a partire da Napoleone, uno dei personaggi più odiati e odiosi nel romanzo; e all'epica discussa di un Risorgimento, i cui capi (si veda quanto, nel libro, è resa esecrabile la figura di Mazzini: un intoccabile in certa mitografia storica) sacrificano alle loro idee e ai loro proclami migliaia di vite individuali. Senza troppi complimenti. Mentre è invece non il popolo - 'ciurma che secondo gli idealisti non ha colpa e va assolta anche nei casi in cui sgozza o decapita per un tanto a testa' -, ma il singolo individuo, o al massimo, il nucleo familiare, il protagonista: invisibile alla Storia maiuscola se non quando entra per caso per un attimo, e magari tirato dentro a forza e costretto a pagare, nelle sue maglie. Le figure positive della Fallaci sono, di fatto, atomi destinati, non sempre, a congiungersi ad altri atomi; semi ad altri semi; salvo poi, fatalmente, dividersi nell'evento che ci fa pagare il prezzo del nostro essere venuti al mondo, la morte. Esser nati / non esser nati: un motivo ossessivo nella produzione di Oriana a partire da Lettera a un bambino mai nato (1975). 'Non so piegarmi all'idea che la Vita sia un viaggio verso la Morte e nascere una condanna a Morte. Eppure l'accetto', dice lei, nel corso del libro, narratrice in prima persona, programmaticamente portata, peraltro, per sua stessa ammissione, a un'identificazione totale con i personaggi. Nasce, la saga - familiare, sì, e fondata su scrupolose ricerche d'archivio, o sulla base di documenti conservati in famiglia o di testimonianze verbali, ma anche, a un certo punto, sciolta nella libertà dell'invenzione -, da un'esigenza tutta personale e richiamabile al motivo ossessivo di cui sopra. Come l'autrice si rende conto che il suo essere al mondo è frutto di miliardi di coincidenze e di incontri fra i suoi antenati dovuti al caso: ci sono ma avrei potuto anche non esserci, insomma. Drammatico sotto la specie dell'apparente banalità. Tanto che di questa aggrovigliata catena del passato, necessaria solo a posteriori, Oriana sente il bisogno di ricostruire, narrando, la storia. Irraccontabile, nelle sue 860 pagine, al lettore (meglio per lui, divorerà in santa pace il romanzo). Ma va detto che con puntiglio la scrittrice risale ai quattro rami all'origine del suo essere al mondo, i Fallaci, i Lanauro, i Cantini e i Ferrier; ripercorrendo, insieme, e con magnifica capacità di integrazione dei due piani, la vicenda italiana di politica, società, costume, scienza e tecnica (qui si parla anche di treni, di elettricità eccetera), dal Settecento all'ultimo Ottocento. Ma esistono nel libro almeno due figure che sovrastano tutte per l'eccezionalità della riuscita narrativa: Caterina Zani che, alle soglie della Rivoluzione francese, incontra il futuro sposo, mai visto e proposto da un sensale, portando come segno di riconoscimento un cappello di paglia adorno di ciliege. La bella, volitiva Caterina, e (primato assoluto), verso la fine del romanzo, la passionale, seduttiva Anastasia: tragica figura che suggella, con la sua vicenda, la storia." (da Giovanni Pacchiano, Oriana, la forza del destino, "Il Sole 24 Ore Domenica", 03/08/'08)

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