lunedì 11 agosto 2008

Il libraio all'esame di storia


"Si chiama Proqm: è una libreria di Berlino che ha vinto una quantità di premi per bellezza, particolarità, catalogo. Vende soprattutto libri di design, arte e architettura (unico editore italiano: Corraini, vera eccellenza nostrana). Ha solo dieci anni e, tra le cose che l'hanno resa celebre, c'era il fatto di essere collocata all'interno di un'ex macelelria. Della macelleria aveva conservato gli scaffali, ganci, piastrelle: un unicum mondiale. Dall'inizio di quest'anno, in scadenza il contratto della libreria, lo spazio della macelleria è stato affittato a un negozio di jeans. La libreria si è spostata qualche strada più in là. A Londra la Triangle, altra celebre libreria di design e architettura (in un elegantissimo sotterraneo ...) ha chiuso in maggio. Forse riaprirà in autunno; ma non è certo. Altri casi simili sono capitati da altre parti del mondo: in Canada, ad aprile, ha chiuso la prima libreria (in termini cronologici) del Paese: la Book Room di Halifax. Aveva aperto nel 1839. E' stata battuta da internet e dalle grandi librerie di catena. E se è vero che ogni tanto si compilano classifiche delle più belle librerie del mondo (qualche mese fa lo ha fatto il quotidiano "Guardian"), gli aspetti che finiscono per prevalere in tali graduatorie sono più che altro le 'ubicazioni' delle librerie. A Maastricht ce n'è una costruita in un'ex chiesa domenicana, a Buenos Aires in un teatro, e così via. Forse Hatchards a Londra (aperta nel 1797) a la Livraria Lello a Porto (c'è dal 1881) sono tra le più belle e longeve ad essere costruite per essere librerie. Ma la tendenza per le librerie indipendenti dei centri cittadini (vecchie e famose o anche recenti, ma di prestigio) è quella di non poter sopportare i costi che il mercato impone. Così le librerie storiche nel cuore delle città italiane stanno progressivamente sparendo o spostandosi in zone meno costose (tra i vari esempi si possono ricordare Treves a Napoli, Seeber a Firenze, poi rinata ma anche la più piccola Ferro di cavallo di Roma). Il destino per questi esercizi commerciali appare segnato. Non esiste un 'catalogo' delle librerie storiche d'Italia ma, forse, per quelle (poche) che possono vantarsi di un tale fregio, si potrebbe pensare a una forma di 'tutela'. E' una misura contro il mercato, vero, ma ci si può domandare se la sparizione, nella geografia urbana, delle librerie storiche sia in definitiva un bene. Il corollario è che una libreria, storica o no, ha il dovere di sopravvivere in forza delle sue capacità imprenditoriali, come insegnano le scuole per librai. Finita l'epoca 'dei buchi con i geni dentro' non è detto che il futuro delle piccole debba essere la scomparsa. In Francia gli stessi editori e lo Stato ne tutelano l'esistenza con aiuti di vario tipo. Chissà se da noi si potrebbe pensare qualcosa di simile. Magari lo stesso Istituto per il libro potrebbe interessarsi. Prima che sia troppo tardi. O del tutto inutile." (da Stefano Salis, Il libraio all'esame di storia, "Il Sole 24 Ore Domenica", 10/08/'08)

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