mercoledì 20 agosto 2008

L'ultimo miliardo di Paul Collier


"[...] Adesso un libro, scritto con l'ambizione di essere letto dal grande pubblico, riesce a spalancare le nostre finestre mentali e ad aggiornare in meno di trecento pagine l'armamentario intellettuale con cui affrontare il problema del sottosviluppo nel XXI secolo. E' L'ultimo miliardo (The Bottom Billion. Why the Poorest Countries are Failing and What Can Be Done About It) di Paul Collier. Sottotitolo: Perché i Paesi più poveri diventano sempre più poveri e cosa si può fare per aiutarli. Collier è un professore di economia a Oxford, ma nel suo lungo curriculum ci sono alcuni anni di lavoro alla guida dell'ufficio studi della Banca Mondiale, in stretta associazione intellettuale con Joseph Stiglitz, il critico della globalizzazione. Il 'Terzo Mondo', ci dice Collier, è scomparso. O se non altro, è rimpicciolito. Eravamo abituati a ragionare su un'umanità divisa in un miliardo di ricchi e cinque miliardi di poveri, ma così non è più. Per i quattro quinti di costoro, la povertà è diventata un ricordo. Per loro lo sviluppo ha funzionato. India, Cina, altri Paesi dell'Asia e dell'America Latina, sono riusciti a salire sul treno. A ottenere diritto di cittadinanza sul mercato mondiale. la produzione e l'export crescono, il reddito pro capite aumenta, i consumi individuali puntano verso l'alto, le speranze della nuova generazione sono infinatamente maggiori di quella che l'ha preceduta. Stiamo parlando della maggior parte dell'umanità, per la quale la globalizzazione dell'economia ha evidentemente dato frutti benedetti: con buona pace dei suoi avversari ideologici. Occupiamoci però dell'ultimo miliardo. Per costoro le cose vanno di male in peggio. Il reddito è fermo o diminuisce. il contatto con la restante parte dell'umanità è perso, il distacco continua ad accrescersi, ogni tentativo di reagire si salda con un fallimento. Cercare di competere sul mercato globale sarebbe per loro, come dice a Collier un governante di uno di questi paesi, 'guardare il sole negli occhi'. La povertà porta spesso con sé, come Collier dimostra nelle sue pagine, la mancanza di buongoverno, di democrazia, di pace, in un circolo vizioso che continua a puntare verso il baratro. Aiutare l'ultimo miliardo è opportuno, se non altro per motivi egoistici: sono loro ad animare l'enorme ondata migratoria che si sta abbattendo sulle coste del nostro continente. Per questo ha un senso profondo e urgente cercare di capire le cause di questo loro destino ed escogitare i rimedi. Paul Collier non è certo il primo a interrogarsi sui motivi del sottosviluppo, ma la freschezza delle sue risposte sta tutta nel fatto che il suo punto di partenza è completamnete nuovo. La parte d'umanità che egli mette sotto osservazione non è più quella che erano soliti prendere in considerazione i teorici dello sviluppo della seconda metà del XX secolo. E' un altro insieme, o se vogliamo un sottoinsieme di quello che era il 'Terzo Mondo', con caratteristiche molto meglio definite, identificabili, riconoscibili (per citare solo due aspetti, di certo non i più importanti: la stragrande maggioranza dei Paesi nei quali abita l'ultimo miliardo è africana e priva di accesso al mare). La novità delle premesse dell'indagine di Collier fa cadere uno dopo l'altro numerosi muri mentali. Spiazza i critici del mercato globale, dimostrando i benefici che esso ha portato a un'ampia parte dei nostri simili. Spiazza i liberisti ad oltranza, ai quali spiega che non basta rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare per risolvere il problema della povertà. Critica la politica degli aiuti-spettacolo, ma elogia gli interventi militari che hanno effettivamente aiutato i Paesi disperati a uscire dalla guerra civile. Ne ha per tutti. Volendo usare un termine ricorrente nel dibattito politico italiano, il lavoro di Paul Collier propone un nuovo riformismo per la scena economica globale. Se esistesse in Italia un Partito Democratico, questo libro sarebbe oggetto del suo dibattito interno, dei seminari di studio dei suoi quadri. In assenza, può almeno figurare nei programmi di lettura di noi volenterosi cittadini del mondo." (da Pietro Veronese, I poveri sono un miliardo e quasi tutti africani, "La Repubblica", 13/08/'08)

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