venerdì 22 agosto 2008

La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson



Uomini che odiano le donne
La ragazza che giocava con il fuoco

"Arrivato alla duemillesima pagina e rotti, cioè quasi alla fine, invece di sentirmi sollevato, invece di guardare con soddisfazione le poche pagine ancora da leggere, e quindi provare la soddisfazione di chi avvista infine il traguardo dopo una spossante maratona, ho cercato di sapere se ci sarà sul serio, come si mormora, un Millenium 4. Stavo finendo il terzo e ultimo volume (del quale, dopo i primi due, si aspetta l'uscita dell'edizione italiana) e non dico che mi comportassi da drogato in crisi di astinenza, ma lo stato d'animo era più o meno quello. Accompagnato per la verità anche da un vago senso di vergogna per avere passato un'intera settimana immerso nella lettura di tre libri spessi come altrettante bibbie, e di essere giunto alla beata convinzione che la storia mi avesse catturato perché 'simpatica'. Una spiegazione piuttosto magra. Tra i milioni di lettori che la trilogia poliziesca di Stieg Larsson ha conquistato, e sta conquistando nel mondo, ce ne sono certamente alcuni più perspicaci, più capaci di analizzare il fascino delle duemila pagine dalle quali sono emersi con un giudizio meno primitivo del mio. Giudizio al quale però, ripensandoci, resto fedele, perché se allungo lo sguardo alle spalle, ai grandi romanzi letti e poi riletti più volte, sempre d'un fiato, come se non li avessi mai sfogliati prima, mi accorgo che la 'simpatia' (nel suo senso letterale, in quanto inclinazione istintiva di gradimento nei confronti di personaggi e vicende) è stato un irresistibile stimolo. Uno stimolo assai frequente, ma non sempre ammesso, anzi spesso occultato, perché quel sentimento semplice e impreciso che è la simpatia, appare riduttivo. Non degno, se nudo e crudo, di un nobile lettore. Ho dunque passato uan settimana intensa, appassionante, con Lisbeth Salander e Mikael Blomkwist, i due eroi di Stieg Larsson. Lei, Lisbeth, è una giovane e gracile donna, coperta di tatuaggi a trafitta da innumerevoli piercing, capace di demolire giganti invulnerabili al dolore, criminali incalliti o fanatici reazionari, sopravvissuti alla 'guerra fredda' nella democratica e ipocrita Scandinavia. E' un hacker geniale, prodigio dell'informatica, in grado di penetrare negli antri più segreti di internet, di spostare e sottrarre miliardi manovrando il suo computer come un grimaldello, ed è dotata di una memoria visiva che le consente, ad esempio, di imparare rapidamente un trattato di astronomia sferica. Lisbeth sarebbe la versione adulta di Pippi Calzelunghe (Pipi Langstromp), celeberrimo personaggio di una serie di romanzi svedesi per bambini. Una volta grande, ha immaginato l'autore, Pippi sarebbe diventata un genio femminile che la società perseguita, condanna, rigetta, prima di riconoscerne la probità, sia pur singolare, e il talento, sia pur sconcertante. Come appunto accade a Lisbeth. I tre volumi di Millenium sono tre romanzi polizieschi femministi (un femminismo spigliato, non pedante), in cui le donne non sono soltanto libere, ma anche coraggiose, scaltre, operose, e spesso vittime della violenza maschile. Gli uomini sono di riflesso quasi sempre cattivi, vigliacchi e pericolosi. Fa eccezione Mikael, reporter idealista, impegnato con la sua rivista "Millenium" a denunciare (non soltanto) scandali economici, e ricercato oggetto sessuale delle donne testé descritte. E' evidente che Stieg Larsson ha messo molto di se stesso nel protagonista maschile della sua trilogia poliziesca. [...] Come capita ai grandi lettori autodidatti, Stieg Larsson ha immagazzinato negli anni una cultura vasta ed eclettica: divorava i libri di fantascienza, di strategia militare, di politica, di spionaggio, di informatica, con una predilezione per i romanzi scritti da donne, in particolare quelli polizieschi. Trovava lo stile femminile più preciso, più accurato. I tre volumi di Millenium non hanno occupato molto spazio nella sua vita. Le duemila pagine non sono il frutto di una costruzione studiata, di un disegno sapiente. Nello studio del settimo piano, a EXPO, in vetta alla scala che ha stroncato il suo cuore di intellettuale sedentario e fumatore, Stieg Larsson non aveva, come si potrebbe immaginare, incollato a una parete un gigantesco grafico in cui figuravano i numerosi personaggi della trilogia, collegati tra loro con frecce per impedire all'autore di perderne le tracce nella vasta, intricata trama poliziesca. [...]" (da Bernardo Valli, Un caso di nome Millenium, "La Repubblica", 22/08/'08)

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