venerdì 9 maggio 2008

Yehoshua: "L'anno prossimo con i palestinesi"


"Migliore risposta alle provocazioni dei boicottanti non poteva esserci: la Fiera del libro è affollata come non mai, e la gente preme per entrare nella Sala dei Cinquecento dove Abraham B. Yehoshua viene intervistato da Elena Loewenthal e Alessandro Piperno. Poi correrà a Roma dove ieri sera è andata in scena l'opera tratta dal suo Viaggio alla fine del millennio, ma per ora l'autore israeliano usa il microfono come un megafono per combattere la stanchezza e vuol chiarire il legame forte tra romanzo e dimensione etica. Un tema già affrontato in un suo saggio, Il potere terribile di una piccola colpa, dove, ricorda Piperno, citava le sue letture fondative, Camus, Dostoevskij, anche la Cattedrale di Carver. 'Storie apparentemente piccole e private hanno il potere di porre all'uomo grandi drammi morali. Negli ultimi tempi però c'è troppa psicologia in letteratura: se capisci l'infanzia di un killer, puoi arrivare ad accettarne il crimine. La psicologia va usata con equilibrio. Così come il concetto di colpa, un motore della civilizzazione occidentale e della moralità, necessario, ma con balance: troppa colpa può paralizzare'. Sempre a proposito delle piccole storie da usare come lente per questioni più 'grandi' - un must di Yehoshua - lo scrittore parla della famiglia. 'Credo che uno dei motivi per cui l'Italia mi apprezza, è l'importanza della famiglia nei miei libri. Penso a Una giornata particolare di Scola, dove attraverso la finestra di una casa si vede scorrere il Fascismo. In Israele quella finestra è un'intera parete, ma il concetto è lo stesso: il problema, se vuoi raccontare la Storia, è non farsi opprimere dai fatti, e ciò si può fare con la leggerezza dello humour, come riesce Checov, che l'inserisce anche nelle situazioni più tragiche'. Qualcuno gli chiede del boicottaggio: 'Sono stato tra i primi, decenni fa, a firmare petizioni per il riconosciemnto dell'Olp, ora chiedo di parlare con Hamas', ripete dopo aver firmato circa due mesi fa una lettera con Oz e Grossman a riguardo. 'Gli scrittori vengono ad aprire un dialogo, è assurdo boicottarli: l'anno prossimo sarò qui a omaggiare lo Stato palestinese ospite d'onore della Fiera, questo è il mio augurio'. La gente sciama verso altri incontri, Shlomo Venezia, Aharon Appelfeld, Avirama Golan e Zeruya Shalev, ma anche Luciana Littizzetto, l'indiano Nirpal Dhaliwal e l'iracheno Younis Tawfik." (da Susanna Nirenstein, Yehoshua: "L'anno prossimo con i palestinesi", "La Repubblica", 09/05/'08)

"La cultura come 'luogo del confronto e del dialogo tra posizioni diverse' e non come pretesto 'per una esasperata partigianeria'. Primo Presidente a inaugurare la Fiera del Libro di Torino, Giorgio Napolitano fissa fin dal suo discorso nella Sala Gialla del Lingotto la distinzione tra la libertà di critica e la 'negazione dei termini del dialogo'. Di quei termini, secondo il Capo dello Stato, fa parte 'il riconoscimento della legittimità dello Stato di Israele, delle ragioni della sua nascita, del suo diritto a esistere nella pace e nella sicurezza'. Napolitano risponde così ai movimenti e alle associazioni che negli ultimi mesi hanno promosso il boicottaggio della Fiera di Torino perché quest'anno l'ospite d'onore è lo stato israeliano. Una contestazione che il Capo dello stato definisce una 'intrusione pretestuosa' spiegando che un paese viene invitato 'per il patrimonio storico-culturale che rappresenta, per il suo apporto all'evoluzione della ricerca, dell'elaborazione culturale, dei linguaggi espressivi in molteplici ambiti e in una prospettiva comune. Non c'è nulla in ciò che possa essere contestato come appiattimento politico di un grande evento coma le Fiera di Torino'. Diversa è invece la rivendicazione della libertà di critica al governo di Gerusalemme: 'Quella libertà - sostiene il Presidente - è riconosciuta innanzitutto in Israele in quanto stato democratico'. E' a questo punto che il Capo dello Stato illustra la posizione italiana: quella secondo cui il diritto alla pace e alla sicurezza di Israele 'può e deve combinarsi con il diritto del popolo palestinese a dare vita a un suo stato. In questi termini va collocato ogni sforzo di mediazione e intesa'. [...]" (da Paolo Griseri, Apre la Fiera: "La cultura è dialogo", "La Repubblica", 09/05/'08)

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