lunedì 19 maggio 2008

Sospesi tra Faust e il Mostro


"Il dottor Faust è vecchio; il dottor Faust è nostalgico. La nostalgia è privilegio della vecchiaia: le speranze della giovinezza sono per il domani, mai per ieri. Perché dottor Faust è alla ricerca di quel che ha perso, o di quel che crede di aver perso, nella sua lontana giovinezza, proprio come Christopher Marlowe immaginò nel 1604 e Goethe quasi due secoli dopo. Faust vuole assicurarsi la possibilità della conoscenza e la possibilità dell'amore, quel che il suo assistente Wagner chiama 'illuminazione' e a cui Faust si afferra: 'Ecco la mia più bella fortuna che sfuma!', esclama con parole che Goethe gli presta. Per tale illuminazione, la scienza umana gli apre poca cosa e chiede aiuto alla magia. Allora compare, come sappiamo, Mefistofele. Mefistofele (nella versione di Goethe) si definisce un fallito: uno che vuole fare del male e che suo malgrado, fa del bene. Vuole essere assolutamente malvagio ma Qualcosa si interpone, e le sue malefiche arguzie e stratagemmi non raggiungono il risultato previsto. Questo è uno dei tratti più singolari del demonio: a noi, come a Faust, sembra che il male vinca quasi sempre, e a riprova di ciò citiamo le grandi e piccole miserie della nostra vita, gli orrori e le infamie della nostra storia. Per il demonio invece (che dovrebbe saperne di queste cose) non è così. Nonostante tutta la sofferenza umana, sembra che il bene, alla lunga, trionfi. Mefistofele crede, come Corìn Tellado, che ci sia sempre un lieto fine e, curiosamente, spesso ha ragione.

Se è vero che nel Faust di Marlowe le fiamme dell'inferno inghiottono l'ambizioso dottore (il quale come un vigliacco promette alla fine di bruciare i suoi libri nel caso riesca a salvarsi, coem se quei poveretti avessero la colpa della sua ambizione), nel primo Faust di Goethe a salvarsi è Margherita, la donna che Faust ha corrotto, e nel secondo si salva il dottore. Saranno forse questi tentativi falliti che hanno contribuito alla cattiva reputazione di Mefistofele nei nostri giorni. 'Da eroe a generale, da generale a uomo politico, da politico ad agente del servizio segreto, e da lì qualcuno che spia dalla finestra della camera da letto o del bagno, e da lì a rospo, per finire poi in serpente: 'Questa è la carriera del demonio', scrisse C. S. Lewis. Ma il dottor Faust insiste. E così volle intenderlo Thomas Mann, il quale con lo pseudonimo di Adrian Leverkhun fece sì che Faust tornasse ad accettare il terribile e inefficace patto. Tramite il poeta fallito Enoch Soames, Max Beerbohm propose una versione britannica della tragedia; tramite l'opera di Gounod, Estanislao del Campo ne scrisse una versione gaucha; in pieno orrore staliniano, Mikail Bulghakov sognò una versione russa. La storia del dottor Faust venne stampata per la prima volta in Germania nel 1587; seguirono poi numerose versioni, compresa un'opera per marionette a cui Goethe assistette da bambino e che sicuramente alimentò i suoi incubi da adulto. Nei secoli scorsi, quando lo scambio di un'anima era considerato un atto spaventoso, per Mefistofele le cose erano relativamente semplici, che riuscissero o meno nel suo intento. Oggi, che l'anima ha infinitamente meno prestigio, e che quotidianamente si offrono anime in cambio di stupidaggini come una villa a Marbella o un posto di lavoro in un ministero, il compito di Mefistofele è, paradossalmente, più difficile. Perdere l'anima scambiandola per una miseria conferisce all'anima il valore di un nonnulla, e Mefistofele (che è anche un banchiere) aspira alla ricchezza. Per questo il Faust di oggi non aspira né alla conoscenza né all'amore, ma alla fama, al successo popolare, a farsi un nome. E qui Mefistofele si trova nel suo elemento. Vuoi essere uno scrittore popolare? chiede a Faust. Vuoi vendere milioni di copie del tuo libro? Affare fatto: ci saranno pile di tuoi libri nelle Fnac e nei centri commerciali; sarai in vetta alle classifiche del bestseller internazionali; compreranno i diritti dei tuoi libri per fare un film con Tom Cruise come protagonista; viaggerai in business class e ti trasferirai in Irlanda per non pagare le tasse. E per avere tutto questo non dovrai perdere quasi nulla, salvo la qualità artistica, lo stile, la grammatica, l'invenzione narrativa, la responsabilità morale, la posizione etica, la gratitudine dei futuri lettori, il rispetto dei tuoi contmeporanei. L'anima. [...]." (da Alberto Manguel, Sospesi tra Faust e il Mostro, "La Repubblica", 18/05/'08)

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