domenica 11 maggio 2008

Berlino '33, chi bruciò nella lista di Wolfgang


"Pioveva a Berlino il 10 maggio del '33. I ciocchi di legno minacciavno d'inumidirsi, ma lo spettacolo non andava rimandato. Presenziava Joseph Goebbels, ministro della Propaganda, e una folla vociante, istigata e fanatica, voleva il rogo. Quella notte di settantacinque anni fa sulla piazza dell'Opera, e in decine di altre città tedesche, vennero gettati alle fiamme migliaia di libri. Erano i volumi degli scrittori additati come 'feccia' dall'Associazione studentesca germanica, la stessa che un mese prima aveva appeso nelle università del Reich 'le 12 tesi contro lo spirito non tedesco'. Gli studenti nazisti incitavano alla ribellione culturale contro i libri impuri; secondo le loro deliranti convinzioni la lingua di Goethe doveva appartenere solo agli ariani, perché 'se l'ebreo scrive tedesco egli mente'. La lista nera dei volumi da eliminare comprendeva 131 autori: 94 tedeschi e 37 stranieri. L'aveva compilata il giovane bibliotecario razzista Wolfgang Herrmann. Quello del rogo fu per lui, instancabile redattore di indici antisemiti, il momento più bello. Quando si venne a sapere che in una precedente lista aveva incluso anche il Mein Kampf di Hitler perché insignificante ai fini della teoria nazionalista, la sua stella cadde rapidamente in declino. Secondo il volere dei nazisti i volumi gettati alle fiamme, e con essi il ricordo dei loro autori, dovevano sparire dalle case, dalle biblioteche, dalle librerie antiquarie, dalle menti della nazione. E il loro proposito ebbe successo. Salvo poche e celebri eccezioni, tra cui Joseph Roth, Bertolt Brecht ed Ernest Hemingway, anche dopo il ritorno della civiltà, sulla maggior parte dei proscritti cadde l'oblio. Solo a fatica, e grazie anche alle possibilità offerte dall'antiquariato via internet, il critico tedesco Volker Weidermann è riuscito nel suo nuovo libro a ricostruire le esistenze di tutti quegli autori andati perduti (Das Buch der verbrannten Bucher - Il libro dei libri bruciati), Kiepenhauer & Witsch. Scrittori come Armin Wegner che inviò a Hitler una lettera sostenendo l'affinità tra tedeschi ed ebrei. Venne incarcerato, torturato, si salvò emigrando in Italia. Come Erich Kastner che vide coi propri occhi i suoi libri andare in cenere. O come l'inquieto Arthur Holitscher, già 'pugnalato' da Thomas Mann nel Tristano, dove appare ritratto come il velleitario romanziere Detlev Spinell. Nella realtà Holitscher scrisse un'autobiografia, la bruciò perché insoddisfatto, la riscrisse e infine la pubblicò implorando i lettori: 'Impedite che i miei libri spariscano e vengano dimenticati come se non fossero mai stati scritti'. Anche il suo grido finì tra le fiamme naziste." (da Alessandro Melazzini, Berlino '33, chi bruciò nella lista di Wolfgang, "Il Sole 24 Ore Domenica", 11/05/'08)

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