martedì 6 maggio 2008

Maggio. Il mese che sconvolse il mondo


"Basta entrare in una libreria parigina per accorgersi di quanto il maggio '68 resti nella memoria quarant'anni dopo. Non è ancora avvenuto il passaggio nella storia, operazione intellettuale dalla quale ci si aspetta un'analisi laica e dissacrante. E forse la Storia, con la maiuscola, inesorabile nel potare il superfluo, gli dedicherà soltanto qualche riga. Nel frattempo la memoria è generosa. Affettiva, appassionata, magica, approfitta probabilmente dell'occasione offertale dal quarantesimo anniversario. Il tempo che le rimane è in effetti scarso. I testimoni viventi, dai quali dipende, sono in pensione o sul punto di andarci. Poi subentrerà la storia. In una libreria del Quartiere Latino, non lontano dall'Old Navy, il caffé tra Saint-Germain-des-Près e l'Odeon, da dove assistevo alle barricate quarant'anni fa, mi imbatto in una montagna di rievocazioni. Pile di libri con la cifra '68 in caratteri cubitali stampata sulle copertine. E attorno a quelle piramidi di carta decine di lettori, giovani e vecchi, sfogliano con trattenuta avidità i volumi, li soppesano, indecisi sulla scelta. L'offerta è ampia: va dalla denigrazione all'esaltazione, dallo scetticismo a una critica venata di sarcasmo, all'entusiasmo. I francesi sanno raccontarsi e amano la loro storia. La riscrivono, la rivoltano, la ringiovaniscono. Questo non basta a spiegare l'interesse per quegli avvenimenti di quarant'anni fa che non fecero crollare la Quinta Repubblica, fondata proprio nel maggio di dieci anni prima, né realizzarono l'utopia libertaria esaltata dai manifestanti, ma che cambiarono tanti modi di pensare e non pochi aspetti della vita, in una società tra le più sofisticate e più ostili alle riforme. E non soltanto in Francia. Il protagonista principale del Maggio francese non fu una classe sociale, vecchia o nuova: fu la massa degli adolescenti e dei giovani, i cui simboli (i jeans e la musica anglosassone) inducevano a pensare che fossero indifferenti alla politica. Sotto la spregiudicatezza dei loro slogan ('Il sapere è in briciole, creiamo', 'Corri compagno, il vecchio mondo ti sta alle calcagna', 'Proibito proibire' ...), c'era un forte romanticismo. I loro eroi erano del resto romantici. Per i meno politicizzati erano Marlon Brando o James Dean. Per gli altri Trotski, Che Guevara, all'epoca incarnazioni esemplari del romanticismo rivoluzionario. C'era stato un forte sviluppo industriale, urbano, consumistico, mercantile e ne era seguito un forte spirito di rivolta contro una società paternalistica e contro le due forze politiche dominanti: quella regale, tecnocratica gollista, e quella rigida e spigolosa del partito comunista. Il maggio annunciò la fine di entrambi, del gollismo e del comunismo, anche se l'uno e l'altro sono sopravvissuti fino agli anni Ottanta. [...]" (da Bernardo Valli, Maggio. Il mese che sconvolse il mondo, "La Repubblica", 06/05/'08)
'68. L'anno che ritorna di Franco Piperno e Pino Casamassima (Rizzoli, 2008)
Enciclopedia del '68 (Manifestolibri, 2008)

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