giovedì 15 maggio 2008

Savage: "A un topo, per vivere, non resta che diventare intellettuale"


"Per vivere bisogna saper sognare, immaginare, illudersi. Altrimenti la vita è uno sputo di birra, un pop corn impolverato, un hot-dog caduto in terra. Ma per saper sognare, illudersi, immaginare bisogna aver fortuna e un po' di destino: nascere per esempio dentro una fornitissima libreria di una piazza che ospita cinema e teatri dove si proiettano film in bianco e nero con scene di danza e baci o, dopo mezzanotte, film porno con ammalianti bellezze senza veli. Ma anche nascere tredicesimo figlio di una madre indipendente, bohémienne, intraprendente che però di capezzoli alla prole può offrirne solo dodici. Ecco la fortuna di Firmino, il personaggio del narratore americano Sam Savage, che va ad iscriversi, insieme al proustiano, cinematografico Ratatouille, nell'universo topesco e mattesco di quell'animale indistruttibile e, pare, destinato a sopravviverci. Nell'assalto ai capezzoli materni Firmino è un perdente, i suoi fratelli lo respingono, gli lasciano sempre le ultime gocce. A Firmino non rimane che diventare un intellettuale, nutrirsi più di cultura che di realtà. La vecchia libreria Pembroke Books in Scollay Square, diventa lo spazio della sua crescita intellettuale, dalla culla fatta con pezzi di pagine del Finnegans Wake di Joyce alle poesie di Keats, o a La nidiata di E.J. Magoon. Ma prima di imparare a leggerli i libri vanno 'gustati'. E Firmino si nutre di tascabili, vocabolari, libri di geografia, manuali tecnici, gialli, rilegature in cartonato e in pelle, pagine in carta da stracci e riciclata. Poi, quando dalla degustazione fisica arriva alla vera lettura, a dargli aiuto saranno le sezioni in cui è divisa la libreria con i suoi cartelli che indicano dove sia la "Narrativa" e dove la "Saggistica", i libri per l'infanzia e quelli dello Spirito. Ma essenzialmente Firmino rimane un lettore autodidatta che va a naso. E' un lettore onnivoro, forse è la letteratura stessa che si nutre di tutto e tutto fagocita e ridiscende in parola e stile. Ciò che di buono ha questa passione per Firmino è di spingerlo fuori dalla libreria, verso la piazza, dove misurare il sapore reale delle emozioni e delle parole lette. Ed è lì che scopre, fra noccioline, pop corn e chiazze di birra, quella che sarà l'altra sua grande passione: la bellezza femminile dello striptease o dei film porno, le ragazze che si agitano sul palcoscenico di uno scalcinato teatro o le dive sullo schermo del cinema Rialto. Bellezze, soprattutto quella di Ginger, gran ballerina, che si possono guardare e immaginare, che in sogno tornino a soddisfare i suoi desideri. Come la parola scritta, l'immagine, se ti ha emozionato, sta dentro di te, non andrà mai perduta. Omaggio all'universo del libro, alla letteratura, ai lettori, l'insolito e un po' calviniano romanzo di Savage scava negli infiniti sapori e gusti che il Narratore da sempre propone come sfida con il Lettore." (da Nico Orengo, Firmino nella cuna di Joyce, "TuttoLibri", "La Stampa", 10/05/'08)

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