domenica 18 maggio 2008

De Luna: "Quanti rischi corre la storia in tv"

"C'è stata molta storia in televisione in questa primavera. Proprio il 25 aprile History Channel ha proposto un film di Enrico Verra, Scemi di guerra (Vivo film editore, prossima uscita in dvd), che affrontava il tema dei soldati della Prima guerra mondiale colpiti dallo shock da combattimento e precipitati in una malattia mentale fino ad allora sconosciuta. Fu il primo impatto dei fanticontadini con la modernità della guerra tecnologica. 'Noi sappiamo - scriveva allora un medico militare - come durante la vita di guerra, particolarmente di questa guerra di luci e scoppi terribili, gli organi di senso, vista e udito soprattutto dei combattenti vengano sottoposti a stimoli di intensità e durata di gran lunga superiori all'ordinaria loro capacità e potenzialità di ricezione e di assimilazione': una 'tormenta allucinatoria', determinata da stimoli sensoriali potenti, violenti, incessanti, fu scaraventata sul popolo delle trincee causando, in chi sopravviveva, annichilimento totale, sordità, mutismo, perdita di coscienza per periodi più o meno lunghi. Ne risultarono scardinati i tratti essenziali del paesaggio mentale al cui interno si era sviluppata l'esistenza collettiva di milioni di uomini. Nell'esperienza della trincea si palesò il trionfo dell'elemento artificiale su quello naturale (l'elettricità trasformò le notti in giorni, la chimica degli esplosivi polverizzò le montagne modificando il paesaggio); la fungibilità di biologia e tecnologia (le protesi sostituirono gli arti distrutti); il senso del tempo come discontinuità e il suo disancorarsi dalle matrici biologiche, naturali o più semplicemente tradizionali. Per la realizzazione del suo film Verra si è servito delle immagini straordinarie conservate negli archivi dei manicomi francesi, inglesi e italiani (membra agitate da un tremito incontrollato, espressioni smarrite da «scemi di guerra », terapie crudeli come l'elettroshock), finora mai viste in Italia, e della consulenza di storici bravissimi (Quinto Antonelli, Lucio Fabi, Bruna Bianchi, Antonio Gibelli). Ricerca delle fonti, scrupolo filologico, robusto aggancio alla storiografia, grande efficacia narrativa. Ma la storia in televisione non è sempre questa. Negli stessi giorni della messa in onda di Scemi di guerra, ripreso dalle telecamere di una televisione locale, VCO sat Videonovara, Marcello Dell'Utri ha letto e commentato alcuni brani del diario di Mussolini da lui incautamente acquistato e unanimemente giudicato falso dagli storici che hanno potuto esaminarlo. Tra i passi scelti, alcuni si riferivano a giudizi sprezzanti di Mussolini contro Hitler, al rimpianto del Duce per la sua mancata uccisione in un attentato, al disagio con cui il fascismo aveva deciso l'entrata in guerra dell'Italia, definita come inevitabile. In qualsiasi altro caso (che si fosse optato per la neutralità o, a maggior ragione, per l'alleanza con Francia e Inghilterra) i tedeschi 'spietati e armati di vendetta', secondo Mussolini, avrebbero invaso il nostro Paese. Leggendo compiaciuto questi passi, Dell'Utri alzava gli occhi dal testo e, guardando lo spettatore, commentava: 'Pensate, se fosse vero questo documento costringerebbe gli storici a riscrivere integralmente la storia del fascismo'. Se fosse vero ... Ma accidenti, quel diario è falso e Dell'Utri lo sa. Ma allora perché esercitarsi in supposizioni di quel tipo? Ma proprio perché, oltre a quella proposta da Scemi di guerra, c'è anche un'altra storia televisiva: il suo obiettivo è il semplice rispecchiamento del senso comune, proponendo una conoscenza appiattita sulla semplificazione immediata, sul rifiuto della complessità, su una sorta di approccio usa e getta alla cultura che produce una visione affollata di stereotipi, per un sapere senza spessore, facile da consumare e dimenticare. L'ipotesi di un Mussolini trascinato da Hitler suo malgrado è funzionale a stroncare l'indissolubilità del nesso tra fascismo e nazismo, a rendere accettabili e presentabili il Duce e il suo regime, consentendo alla destra 'di governo' di inserire nel proprio albero genealogico l'eredità un fascismo buono e rassicurante. Dire questo davanti alle telecamere è diverso che scriverlo nelle pagine di un libro. In televisione tutto viene trascinato via dal flusso continuo di parole e di immagini, nessuno si ferma veramente sulle parole, né quelli che parlano, né quelli che ascoltano; rimane un rumore di fondo, in cui riecheggiano le affermazioni su Mussolini che odiava Hitler, sull'umanità italiana contrapposta alla crudeltà tedesca ecc. Tutto questo partendo da un falso; tutto questo non sarebbe possibile se non scaturisse dalle profondità dello spirito del nostro tempo." (da Giovanni De Luna, Quanti rischi corre la storia in tv, "TuttoLibri", "La Stampa", 17/05/'08)

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