Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
domenica 18 maggio 2008
Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma di Saverio Ricci
"Abbiamo tutti un'idea, più o meno generalizzata, della Controriforma e connesse figure monumentali (Galileo, Bruno, Campanella), che hanno spinto le gerarchie ecclesiastiche a operosi ravvedimenti. Ma è solo a partire dal 1998 - quando si apre agli addetti l'Archivio dell'ex Santo Uffizio - che fonti e tesi tradizionali
s'indeboliscono o si solidificano nel misurarsi con la più ampia ricerca storica. Un tema 'sensibile' che si riaffaccia in un ponderoso saggio di Saverio Ricci (già autore di plurimi contributi sulle vicende inquisitoriali cinquecentesche) e incrocia le turbolenze mediatiche dei nostri giorni tra fede e ateismo, assoluto e relativo, anima mortale o immortale e, figurarsi, laico e laicista. Il titolo del libro non è certo avaro di annunci solleticanti: Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma (Salerno editrice). Ricci li analizza uno per uno con vasta e severa documentazione, sottolineando l'apporto degli studiosi pre e postbellici, a partire da Luigi Firpo. Unico, non trascurabile rilievo circa la fruizione del testo, lo scarso uso del linguaggio comunicativo, specie in una materia così ibridata di cielo e terra. Quali gli aspetti presumibilmente vicini alla percezione del lettore odierno? Direi non tanto gli acquisiti 'processi' d'epoca, né il secolare conflitto dell'aristotelismo e del platonismo, quanto la fisionomia dei singoli censori e inquisitori, spesso di alta caratura, il loro lavorio interno, le visioni controverse di chi esamina i libri da emendare o da bruciare, gli Indici attivissimi nelle regioni italiane e oltralpe; i 'protettori' che non riescono a salvaguardare chi vorrebbero, l'incubo dei filosofi sottoposti alla frusta dei teologi, la perenne tribolazione degli editori, le censure 'espurgatorie' talora rinviate dai padri conciliari alle università di Parigi e di Lovanio; la particolare durezza degli Indici romani (1557-1564) nei riguardi delle umane lettere; i divieti spagnoli che insieme ai divieti portoghesi si allargano e investono, per citarne alcuni, Erasmo, Raimondo Lullo, Guglielmo Ockham, il 'mago' Giovambattista Della Porta; e poi gli affanni di Bernardino Telesio che teme un complotto e rivolge una pietosa lettera al cardinale Orsini ('... la mia mente sarà sempre sogettissima et inchinatissima alla vera et cattolica religione') mentre è in corso di stampa un'ulteriore revisione del De Rerum Natura; e ancora, il destino infausto di matematici, esoteristi, botanici, maestri di mineralogia e metallurgia, con Girolamo Cardano che funge da capofila. Cardano accusato di eresia, processato e condannato dall'Inquisizione di Bologna. Nella dovizia delle offerte è però Montaigne che si merita il primato di massima attenzione, con più di cento pagine ottimamente spese sul personaggio in sé, sugli Essais corretti, storpiati, preclusi; sugli attacchi velenosi di Bossuet e Pascal che enfatizzano l'immagine di Montaigne cattolico-eretico, devoto-libertino; sui censori del 1581 che gli rimproverano l'elogio di Rabelais e del Boccaccio, i Discorsi di Machiavelli, la teologia 'quale scienza inutile al ben pensare', l'apologia del suicidio, i sentimenti pagani della morte e i termini ostici di provenienza epicurea: 'fortuna' e 'fato'. Essenziale l'evocazione del Viaggio in Italia di Montaigne (1580-1581), là dove il precursore del Grand tour rivela, nel diario-brogliaccio, il segreto del suo stare al mondo. Ovvero, curiosità insaziabile, scettica contemplazione di uomini e cose, armonia degli opposti, amor di sapienza, libertà di coscienza. I proibiti Essais dovranno aspettare circa due secoli per risorgere, grazie all'attenuato decreto dell'Indice. Ci prova l'abate Giulio Perini a tirarli fuori, seppur con estrema cautela. Il 'progressista' abate li pubblica in due volumi a Firenze, ma - non si sa mai! - falsifica la sede tipografica (Firenze diventa infatti Amsterdam), e si obbliga a passare una mano di bianco sul titolo originario, ribattezzando i gioielli del filosofo francese come: I saggi di Michele della Montagna." (da Giuseppe Cassieri, Quando il Papa proibiva i saggi di Montaigne, "TuttoLibri", "La Stampa", 17/05/'08)
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