martedì 27 maggio 2008

India divided - India spezzata di Vandana Shiva


"Kipling diceva, spesso citato a sproposito, che Occidente e Oriente mai si incontreranno, a meno che ... Possiamo modificare la predizione osservando come il mancato incontro avvenga oggi all'interno delle due Indie stesse, un paese diviso, secondo il titolo originale, India Divided, del libro di Vandana Shiva India spezzata (Il Saggiatore). Non si tratta semplicemente di uno sviluppo a due velocità, ma di un processo selvaggio di globalizzazione che approfondisce le ineguaglianze, saccheggia l'ambiente, sfrutta le sacche crescenti di emarginazione per assicurarsi profitti e manodopera a buon mercato. Globalizzazione significa che l'incontro tra Occidente e Oriente si è compiuto sotto il segno egemone delle multinazionali che lacerano e modificano l'equilibrio di una nazione. Vandana Shiva ci dice come il fondamentalismo, induista e musulmano, abbia aperto la strada della globalizzazione economica, inserendo determinate aree geografiche come punti strategici da controllare, non solo militarmente, nella lotta al terrorismo. Possiamo elencare, tra le conseguenze in India, lo scardinamento dell'agricoltura e della riforma agraria, con la vendita di sementi transgeniche che hanno portato al fallimento e al suicidio dei contadini, l'esproprio delle terre per creare delle aree di sviluppo economico agevolato, il prevalere dell'istruzione privata, la cui pubblicità invade le pagine delle riviste, a scapito di un'istruzione pubblica aperta a tutti, l'aumento del feticidio infantile tra la borghesia emergente, lo sfruttamento egemonico delle risorse idriche: una forma di neocolonialismo globalizzato. Da tali contrasti trae spunto l'antologia India, curata con eccellenza da Gioia Guerzonia (Isbn Edizioni), che cerca con garbati racconti minimalisti di giovani autori e autrici di suggerire squarci di modesta vita quotidiana. Non le grandi tragedie della globalizzazione e le contraddizioni in cui si muove la media o piccola borghesia indiana, ma uno sguardo disincantato o ironico, colto dall'angolazione di un ceto intellettuale giovane, ovvero le schegge e le briciole del boom economico. Abbiamo così viaggi metaforici verso la morte, in treni che non arrivano mai a destinazione e in compagnia di compagni di viaggio ruttanti e scoreggianti, oppure un malconcio condominio e graziose vicine con le quali non si potrà avere un futuro. Ancora, cronache di giovani in cerca di una casa, o articoli che trattano dei vecchi studi fotografici di Calcutta, con persone che si fanno fotografare con pannelli che rappresentano il crollo delle Due Torri. Oppure la vita miserabile di una domestica a ore ricca solo di umiliazioni e fatiche: qui si può misurare il distacco ormai consumato nei confronti dell'iconografia tradizionale, se pensiamo a come un racconto analogo di Raja Rao ergeva l'umile domestica a simbolo della spiritualità dell'India. Il breve fumetto del bengalese Sarnath Banerjee, autore di due graphic novels acclamate in Francia, ci porta infine a una densa atmosfera sospesa tra l'onirico e l'assurdo, in un pastiche di immagini in bianco e nero che spesso rasentano la figura o il collage, in un delirio insieme iper realistico e assurdo, che rappresenta la mescolanza di culture su cui si è plasmata l'India contemporanea, non shining ma sfocata e caotica, multiculturale e tuttavia senza rimedio provinciale." (da Alessandro Monti, Che delirio, l'India global, "TuttoLibri", "La Stampa", 24/05/'08)

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