domenica 11 maggio 2008

Alberto Manguel: "Straziami ma di libri saziami. Perché il piacere di leggere non si può condividere"


"Per certi lettori, il piacere della lettura è un piacere di intimità. Quello spazio amoroso che un lettore crea con il proprio libro non ammette altre presenze. Il bambino che legge sotto le coperte alla luce di una pila quando gli è stato intimato di dormire, l'adolescente sprofondato nella sua poltrona per il quale l'unico tempo che scorre è quello della storia che sta leggendo, l'adulto estraniato dai propri simili in un affollato vagone ferroviario o in un rumoroso caffè, trovano il proprio piacere in un mondo creato solo per loro. Proust tornava in sala da pranzo dopo che la famiglia era uscita a passeggiare per immergersi nel libro che stava leggendo, circondato soltanto dai piatti dipinti appesi alla parete, dall'almanacco, dall'orologio, tutti oggetti, ci dice, 'estremamente rispettosi della lettura' che 'parlano senza attendersi una risposta con un linguaggio che, a differenza di quello umano, non cerca di sostituire il senso delle parole lette con un significato diverso'. Due ore di piacere fino all'arrivo della cuoca che, semplicemente dicendo: 'Così non può essere comodo. Le porto un tavolino?' lo obbligava a fermarsi, a cercare la propria voce in un luogo remoto, a stanare le parole dal proprio nascondiglio dietro le labbra e a rispondere: 'No grazie,' rompendo l'incanto. Per il piacere della lettura, in tre si è una folla. Ci sono però lettori per i quali l'esperienza condivisa prolunga e approfondisce il piacere dell'intimità. Ho appena letto un paragrafo che mi piace da impazzire e, prima di chiudere il libro o passare alla pagina successiva, voglio leggerlo ad altri, regalare a un amico il nuovo piacere appena scoperto, costituire un piccolo club di ammiratori di quel testo. Offrire un libro a un altro lettore equivale a dirgli: 'Mi ci sono rispecchiato; spero che ti ci possa rispecchiare anche tu'. È così che creiamo associazioni di lettori che somigliano a una società segreta ed è grazie ad esse che certi autori non sono scomparsi dalle nostre biblioteche canoniche. Ho regalato innumerevoli copie (per citare soltanto i miei autori italiani) della Vita agra di Bianciardi, del Pilota cieco di Papini, dell'Amante senza fissa dimora di Fruttero e Lucentini, de Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, affinché il mio piacere potesse trovare in loro un’eco di sé. Nel suo diario, Hervé Guibert racconta di aver acquistato le Lettere a un giovane poeta di Rilke, per leggere insieme all'amico il libro che questi si era portato in viaggio. A volte, è quel lettore che siamo stati, o il lettore che siamo diventati con gli anni, a condividere con noi le stesse pagine rileggendole con occhi diversi. I libri che attraversano la nostra vita di norma ci permettono la metamorfosi della rilettura, un privilegio accordato all'infanzia ma anche all'età matura. Da bambini ci piace la ripetizione, sapere che la stessa ascia squarcerà la stessa pancia dello stesso lupo travestito da nonna e che sarà di nuovo lo stesso vulcano a vomitare dalle proprie viscere la roccia che salva sempre gli stessi viaggiatori che hanno esplorato il Centro della Terra. Più tardi, adolescenti prima e adulti poi, andiamo alla ricerca dei dubbi meriti dell'originalità e della novità; in modo forzato, siamo attratti prima dalle letture sperimentali per poi passare alle classifiche dei best-seller. Ormai anziani, stufi di novità, il ricordo di una vecchia lettura ci risveglia nell'animo la nostalgia. Nella speranza di riprovare le emozioni che (lo sappiamo bene) possono essere sperimentate solo la prima volta - quando ad esempio non sapevamo che il Dr. Jekyll e Mr. Hyde fossero la stessa e terribile persona - apriamo i libri che abbiamo conosciuto in un tempo e in uno spazio ormai lontani. La delusione non ci ferma. Torniamo sulle pagine già conosciute sapendo che non riusciremo più ad essere gli ingenui lettori che siamo stati una volta, ma in cambio, se siamo fortunati, potremo scoprire angoli insospettati di quelle geografie che pensavamo di conoscere a menadito. Non possiamo più pensare come Alice, ma all'improvviso - come Alice - possiamo sentirci terrorizzati all'idea di affogare nel mare delle nostre stesse lacrime." (da Alberto Manguel, Straziami ma di libri saziami. Perché il piacere di leggere non si può condividere, "TuttoLibri", "La Stampa", 10/05/'08)

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