sabato 3 maggio 2008

Ci salverà la bellezza - XXI Fiera internazionale del libro - TORINO

"E' vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la 'bellezza'? Signori, - gridò forte a tutti - il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza. [...] Quale bellezza salverà il mondo?" (da L'idiota di F. Dostoevskij)


XXI Fiera internazionale del libro - TORINO

"Il mondo, scriveva ne L'idiota Dostoevskij, sarà salvato dalla bellezza. Una profezia che sembra ormai essersi rovesciata. Perché il culto della bellezza - sfruttata dal mercato, amplificata dai media, ostentata dal potere - produce un mondo che non è mai stato tanto brutto. Esiste una via d'uscita da un simile nichilismo estetico? Non c'è più tempo, sembra suggerire il titolo dell'ultimo romanzo di Sergio Givone. Del resto la disperata discesa nel sottosuolo fiorentino dei protagonisti, veri e propri demoni dostoevskiani, non lascia ben sperare. Ma non è tutto perduto assicura l'autore, perfettamnete a suo agio nella doppia veste di filosofo e scrittore. Professore, che rapporto ha la nostra società con la bellezza? 'Ossessivo e compulsivo, direi. A tal punto da ritenere che solo ciò che è bello abbia valore, sia degno di essere apprezzato, comprato, votato. Siamo tutti vittime di questo abbaglio. Perché si tratta di un'idea di bellezza vuota che si concretizza nel trionfo del brutto. In questo senso, più che salvare il mondo, la bellezza sembra averlo condannato'. Come si è imposta una simile ideologia? 'La bellezza muore quando perde il legame con ciò che è buono e con ciò che è vero. E se non è più capace di fare cenno ai valori etici e morali diventa un guscio vuoto, appunto, qualcosa che inseguiamo solo per affermare noi stessi'. Ma cos'è la bellezza, qual è il suo significato più autentico? 'E' la cosa più inutile che esista, ma di cui non possiamo afre a meno. Senza bellezza perdiamo la nostra umanità, siamo ridotti allo stato di natura. E come insegna il mito biblico della caduta, lo stato di natura non è affatto il luogo da cui proveniamo, bensì quello in cui siamo stati cacciati. E dal quale perciò dobbiamo uscire. Ecco, la bellezza è lo scarto che c'è tra lo stato di natura e quel 'di più' a cui siamo chiamati per essere davvero uomini. La bellezza è l'ideale che ci ricorda che non siamo fatti per vivere come bruti. E' per questo che gli antichi la legavano al Bene e al Vero. Noi l'abbiamo dissociata'. [...] Perché uno dei più affermati filosofi italiani si dedica alla scrittura romanzesca? La filosofia non riesce a dire tutta la verità? 'Certo che no! La filosofia non può fare altro che riflettere sulla realtà data. La letteraura invece produce la realtà, nel senso che rende possibile l'esplorazione di mondi che si suppone esistano ma di cui sappiamo poco. Come si fa a fare una visita nei meandri dell'anima o della città, a scandagliare le dimensioni della morte o della pazzia? Ecco: immaginando che qualcuno compia questo viaggio'. Cosa cercano nel sottosuolo di Firenze gli allucinati terroristi del suo ultimo romanzo? 'Il Nulla, come tutti i terroristi di tutte le epoche. Il titolo del libro - una citazione della frase finale dell'Apocalisse - esprime la loro folle certezza: il mondo è prossimo al collasso, la fine dei tempi è giunta, e la violenza è l'unica via di salvezza. E' questo il senso del terrorismo: solo l'autodistruzione può rigenerare un mondo nuovo. Tutto ciò è esattamnete il contrario della bellezza'. Uno dei personaggi chiave è una donna di nome Maria ... 'Lei rappresenta il controcanto al nichilismo. Certo, non porta quel nome per caso: incarna la vita umile, confidente, già salvata. Che non ha alcun bisogno di sprofondare nell'abisso del Nulla. Perché la salvezza, anche in fondo alla tenebra più cupa, è sempre a portata di mano. Basta volerla'." (da Fabio Cutri, Le parole della bellezza, "Corriere della sera", 03/05/'08)

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