"'Lei è uno strizzacervelli?'. 'Sì'. 'Allora lasci che le dica una cosa. Non sono mai andato d'accordo con sciamani, stregoni e psichiatri. Della condizione umana hanno capito molto più Shakespeare, Tolstoj o persino Dickens di chiunque di voi. Siete una banda di ciarlatani sopravvalutata, che si ferma alla grammatica dei problemi umani, mentre gli scrittori che le ho nominato badano all'essenza. E non mi piacciono le etichette vacue che appiccicate alla gente, né le parcelle che chiedete per le perizie di parte. E non mi piacete in tribunale, uno per la difesa, l'altro per l'accusa, due cosiddetti esperti, l'un contro l'altro armati, ma entrambi col portafoglio gonfio. Voi giocate con la testa delle persone, e siete inutili, se non dannosi. Inoltre, stando a quanto ho letto di recente, avete abbandonato il lettino per i farmaci, come del resto anche il mio amico Morty. Paranoia? Prenda questo due volte al dì. Schizofrenia? Sciolga questo in bocca prima dei pasti. Io prendo un whisky al malto e un Montecristo per tutto, e le consiglio di fare altrettanto. Fanno duecento dollari, grazie'." (Mordecai Richler)
Smokiana. Elogio del fumo nella letteratura di tutti i tempi di Enrico Remmert e Luca Ragagnin (Marsilio, 2007): "Il beato Escrivà de Balaguer, scoprendo che dei primi tre sacerdoti dell'Opus Dei nessuno fumava, ordinò che almeno uno cominciasse. 'Obbedì colui che diverrà il suo primo successore, Alvaro del Portillo' (Vittorio Messori). Molière invece, si sa, aveva usato il fumo per deridere la religione - è il famoso attacco del Don Giovanni: 'Checché ne dicano Aristotele e tutta la filosofia, non c'è niente di meglio del tabacco'. [...] Smokiana, una deliziosa antologia politicamente scorretta, ripercorre i sensi e le mille occorrenze di un vizio trascorso. Da Erodoto: 'Nel paese degli Sciiti esiste una pianta chiamata cannabis ...', a Alice, curiosa del bruco che fuma il narghilè 'incurante di lei e di ogni altra cosa al mondo' (Carroll), l'oppio regala a Brecht il disincanto: le lotte, le bandiere rosse - 'voi tutti sapete da tempo / che a nessuno di noi gioveranno'. In Italia il romanzo novecentesco nasce con Perelà, l'uomo di fumo di Palazzeschi: 'Io sono molto ... tanto ... tanto leggero'; nel 1911 il personaggio già futurista, aereo e volubile, che sfugge alla morte esalandosi dal caminetto, annichila il realismo - come l'u. s. (l'ultima sigaretta) di Svevo, o il grande Smog di Buzzati, versione ecologa del Grande Fratello. Nel mondo, tra Holmes e Simenon, anche il romanzo di genere fuma [...]. Il fumo è erotismo [...]. E anche, simbolo e consolazione del nulla: 'Aver paura? Fumo. Perché? Fumo.' (Rilke)" (da D. Galateria, Elogio del fumo da Erodoto a Rilke, "Almanacco dei libri", "La Repubblica", 29/12/'07)
Recensione da Wuz
2 commenti:
Ottimo! Finalmente.
Ottimi anche:
http://www.guardian.co.uk/uk/2008/jan/16/smoking.books
Silvana
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