L’aspirazione di Dante Isella, perseguita a lungo, era tracciare la mappa 'di una delle regioni più inquietamente mosse e fantasiosamente espressive della nostra geografia letteraria; diciamo il foglio 'Lombardia' (dal Seicento al Novecento) da conferire alla formazione di una nuova carta della letteratura italiana'. Che contestasse in re, per la sua parte, l’impianto monocentrico e monolinguistico istituito dalla Storia di Francesco De Sanctis. L’accanito esercizio dello stile e il profondo senso del reale rappresentavano per lui i connotati di una borghesia intellettuale simile a quella che seppe produrre la cultura fiorentina del Trecento. Questa simpatia per la gens lombarda, che già si esercitava sull’arco di secoli, non ha limitato il campo dei suoi interessi.
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Accanto alla famosa edizione dell’opera portiana vanno messe almeno la cura delle Occasioni montaliane e la dedizione appassionata a Fenoglio. Gli scritti dello scrittore langarolo, in forza della loro espressività e delle innumerevoli traversie cui furono sottoposti (smembrati, 'censurati' e perduti, in buona parte postumi) costituivano un pascolo ideale per il filologo e il critico. Isella ha applicato le sue qualità investigative, il rigore metodologico soccorso dall’intuito, l’assoluta libertà intellettuale per scioglierne i nodi storici e testuali, delinearne un convincente percorso. Non vanno dimenticate tuttavia le iniziative dell’educatore, la sollecitudine per la sua 'scuola'. Gli si deve (insieme a Giovanni Pozzi e poi Pier Vincenzo Mengaldo) la Biblioteca di scrittori italiani, pubblicata dalla Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda Editore, che impegna numerosi giovani studiosi a presentare in edizione critica opere per lo più desuete della letteratura italiana, a valorizzarne l’impareggiabile patrimonio. Lo ricordo, tempo fa, in casa di comuni amici a Orta. Imponente nella taglia e risoluto nel gesto, lamentava in Italia l’assedio vischioso dell’ignoranza. Non risparmiava, caustico e combattivo, certi studiosi con cui era in dissenso. Ma, amante della buona tavola, stemperava il tutto in una placida arguzia conviviale. E quando fissava lo specchio di Orta, lasciava trasparire, lui uomo di lago, un filo di malinconia." (da Lorenzo Mondo, Isella, il detective di Fenoglio, "TuttoLibri", "La Stampa", 08/12/'07)
Carlo Porta (Einaudi, 2003)
Lombardia stravagante (Einaudi, 2005)
L'idillio di Meulan. Da Manzoni a Sereni (Einaudi, 1993)
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