lunedì 10 dicembre 2007

Noel Riley Fitch, La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la generazione perduta

"Quando Shakespeare and Company aprì i battenti, il 17 novembe 1919, l'epoca di Stravinskij, di Picasso e del cubismo era ormai tramontata. Gertrude Stein e Alice B. Toklas erano tornate in maggio da Palma di Maiorca dove si erano ritirate durante la guerra e si erano ormai rese conto che 'gli amici se n'erano andati, un'epoca era finita: Matisse si era trasferito a sud; Picasso [...] recitava la parte del marito affabile e di successo; Apollinaire era morto'. Con l'apparizione di Shakespeare and Company in una stradina vicino alla scuola di medicina, iniziava una nuova era. Nell'arco di otto mesi, sarebbero arrivati a Parigi Pound e Joyce e l'influenza della letteratura americana e britannica sarebbe dilagata in tutta la Rive Gauche. L'anno seguente, nel 1921, arrivarono Malcom Cowley, Ernest Hemingway, Thornton Wilder, Robert McAlmon e Sherwood Anderson e dopo di loro una folla che avrebbe invaso i caffè del boulevard di Montparnasse. La nuova libreria impressionò i francesi. Non solo era la prima libreria e biblioteca di letteratura inglese aperta a Parigi; era diversa da tutte le altre librerie, in particolare per quanto riguardava l'aspetto interno e quello della proprietaria."

La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la generazione perduta (Sylvia Beach and the Lost Generation. A History of Literary Paris in the Twenties and Thirties) di Noel Riley Fitch (Il Saggiatore, 2004): di norma l'editore di un nuovo grande libro non diventa famoso, ma Sylvia Beach fu un'eccezione. Venne rapidamente sommersa da un'infinità di richieste e avrebbe senz'altro potuto fondare una propria casa editrice. Ma preferì rimanere un punto di riferimento per gli scrittori che per ventidue anni si incontrarono nella sua libreria per prendere il tè, ascoltare i suoi consigli e sentire il suono della loro lingua madre.
Sylvia Beach Papers (da Princeton.edu)

Nessun commento: