martedì 11 novembre 2008

Sangue d'Italia di Sergio Luzzatto


"Invece di lamentarci sempre che manchino romanzi nella lingua del bel paese dove il sì suona, potremmo andarli a cercare dove se ne stanno sotto mentite spoglie. Uno dei nostri migliori romanzieri di mestiere fa lo storico, e come secondo mestiere scrive polemiche, su 'casi' storici appunto, sui giornali; lo ha fatto qui su "La Stampa" e ora lo fa sul "Corriere della Sera". Il suo nome è Sergio Luzzatto. Il suo Padre Pio, edito da Einaudi, è stato una delle migliori narrazioni dell'anno scorso. Non solo per ricchezza documentaria, profondità antropologica, acutezza interpretativa - tutti caratteri della nostra migliore storiografia. Se Luzzatto è un narratore nato è per il senso della tradizione letteraria in cui si iscrive e, di conseguenza, per la ricchezza della lingua che impiega. Lo è per la sapienza ingegneresca con cui ricostruisce 'trame' che sono quelle ordite dai suoi poco simpatici protagonisti ma anche, insieme, le proprie trame, di ricerca, più o meno indiziarie. Lo è, infine, per l'allusività con cui usa le immagini: non in funzione illustrativa bensì sintattica e, insieme, analogica (à la Sebald insomma). In stretta connessione con la scelta 'biostorica' di ricondurre a corpi, gloriosi o maledetti (da Mazzini a Mussolini sino appunto a Padre Pio), il senso di intere, controverse stagioni del nostro passato più o meno recente. Di questo scrittore maiuscolo, Sangue d'Italia, raccolta dei suoi Interventi sulla storia del Novecento (manifestolibri), ci mostra - connotato suo non marginale - la tempra, e la temperatura, 'civile'. In quanto narratore ha bisogno di spazio: non ha il punch del grande giornalista. Tanto è vero che qui svettano i testi più lunghi, come quelli usciti su "MicroMega" (per esempio il dossier su Giorgio Albertazzi). La puntigliosità urticata, e insieme stoica, con la quale Luzzatto insiste nel decostruire la grande narrazione anti-antifascista contemporanea (dal salotto di Vespa alle romanzesse di Pansa o Buttafuoco), tuttavia, fa di lui uno degli ultimi, veri e preziosi intellettuali rimasti su piazza. Roba da WWF. " (da Andrea Cortellessa, Un Novecento insanguinato, "TuttoLibri", 08/11/'08)

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