martedì 11 novembre 2008

Mai una carezza di Giampaolo Visetti


"Ryzsard Kapuscinski raccontò un giorno di essere stato invitato a cena dal re di Svezia che voleva sentire dei suoi viaggi nel Terzo Mondo. Quando arrivò a cena si accorse che a tavola c'erano dieci tra gli uomini più potenti della Terra. Petrolieri, padroni dell'industria farmaceutica e alimentare, fondatori di imperi elettronici, banchieri e titolari di minieri di diamanti. Una bella fetta del prodotto lordo planetario si era raccolta attorno a lui lì a Stoccolma. Quando il polacco cominciò a raccontare la miseria degli Ultimi, con i quali aveva condiviso trent'anni di vita da reporter tra Africa, America Latina e Russia sovitica, si accorse subito che i padroni del Pianeta non avevano la minima idea dei disastri su cui si fondava la loro ricchezza. Tutti lo guardavano attoniti; tutti, alla fine, gli strinsero commossi la mano, e tutti staccarono davanti al re assegni miliardari per questa o quella associazione benefica vergognandosi di ciò che avevano saputo di se stessi. 'La macchina dell'informazione - mi spiegò il viaggiatore più inquieto del ventesimo secolo - è costruita apposta per non farci sapere la gravità del disastro mondiale. Dio non voglia che la verità inceppi la macchina del consumo ... Così si tace: e il silenzio è così perfetto che persino i potenti ignorano la verità'. Certo, disse, siamo prontamente informati delle guerre. Ma il disastro non sta negli eventi; sta in ciò che si ripete ogni giorno e, ripetendosi, non fa più notizia. Il dramma è la 'normalità della miseria e della fame'. Per capire la macchina infernale devi uscire dai circuiti, diventare viaggiatore leggero, battere strade fuori mano. Ed ecco che Giampaolo Visetti, inviato di "Repubblica", proiettato anni dopo negli stessi mondi di Kapuscinski, va a sporcarsi le scarpe nella polvere dell'Asia Centrale, nel gelo acquoso della Siberia e nel fango dell'Africa equatoriale. Viaggia dalla Groenlandia al Sudafrica. Va, torna, scrive, e arriva alle stesse conclusioni. La storia la scrivono i vincitori, ma appartiene ai vinti. E soprattutto, il mondo vero è proprio quello che 'non fa notizia'. Dopo cinque anni di viaggi Visetti si è accorto di aver fatto in verità un viaggio solo: quello alla ricerca degli sconfitti, dei miserabili, dei periferici e dei dimenticati. Così gli è stato facile radunare i suoi scritti e farne un libro - Mai una carezza. Storie del mondo che dobbiamo cambiare - dedicato a coloro che in vita non hanno mai conosciuto un gesto di tenerezza e sono scomparsi senza lasciar traccia. [...]" (da Paolo Rumiz, Il mondo dei poveri può fare notizia, "La Repubblica", 11/11/'08)

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