lunedì 17 novembre 2008

Il gioco dell'angelo di Carlo Ruiz Zafon


"Ecco due romanzi, profondamente diversi tra di loro che, rappresentano, entrambi, tuttavia, due aspetti della grande vitalità della narrativa e, diciamo pure, dell'editoria spagnola di oggi: si tratta di Il vento della luna di Antonio Muñoz Molina e di Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafón. Muñoz Molina, nato nel 1956 a Úbeda, nella provincia andalusa, è scrittore di vari e vivaci interessi: ben noto per alcuni dei suoi romanzi precedenti quali Beltenebros e, soprattutto Sefarad, ha diretto per due anni l'Istituto Cervantes di New York, collabora regolarmente da alcuni mesi al supplemento letterario di El País, Babelia, e dal 1995 è membro della Real Academia Española. Fu soprattutto Sefarad a rivelare quello che il grande critico Claudio Guillén, deceduto l'anno passato, indicò come sua caratteristica principale, vale a dire 'l'angoscia dello spaesamento'. In Sefarad era tutta la storia del ventesimo secolo a mostrarci l'estraneità e l'alienazione degli esseri umani di fronte alla propria vita. Qui, ne Il vento della luna, il campo visivo sembra molto più ristretto e, tuttavia, non esiterei a dire che è altrettanto profondo. In apparenza, c'è soltanto un adolescente di famiglia contadina, nella Spagna ancora franchista: nel fatidico 20 luglio 1969, egli si immedesima totalmente nella missione dell'Apollo 11, quando l'uomo posa per la prima volta il piede sulla Luna. La grande trovata del libro sta nello scarto tra la famiglia che circonda il ragazzo, ancora radicata nella sua povertà, ma anche nella ricchezza della sua saggezza, e le fantasie di un'adolescenza lanciata sulla venerazione per i libri di avventura e la trepidazione per il rivelarsi dell'incognito. In questo scarto, attraverso ritratti, allusioni, salti temporali, Muñoz Molina riesce a includere tutto: non solo la sua passione personale per la cultura, che lo porterà così avanti nella vita, ma una storia compressa, di pochi personaggi rivelatori della Spagna verso la fine del franchismo. Ed è questo, come sappiamo, uno dei grandi, ineludibili temi della narrativa e anche della vita spagnola.
Il protagonista de Il gioco dell'angelo è anch'esso giovane e vive in una Barcellona precedente al franchismo, già anticipata, però, dalla dittatura di Primo de Rivera. Alle spalle non ha famiglia: padre morto in circostanze misteriose, madre che non lo vuol conoscere. Anche lui nutre una grande passione per i libri e l'inizio delle sue mirabolanti avventure, in gran parte librarie, si trova proprio nella redazione di un giornale e nella benevolenza di un misterioso e pericoloso editore. Di libri aveva già parlato Carlos Ruiz Zafón nel suo super best-seller L'ombra del vento che, uscito nel 2004, ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Quest'ultimo romanzo, Il gioco dell'angelo, pubblicato nell'aprile di quest'anno in Spagna, nello scenario gotico del Liceo di Barcellona, non è né il presequel né la continuazione dell'altro. Tuttavia ha ottenuto quaranta traduzioni in cinquanta paesi diversi. Anche qui troviamo il Cimitero dei libri Dimenticati, anche qui i riferimenti sono alla maledizione di Faust e al romanzo gotico, anche qui si compie un bellissimo viaggio in una Barcellona affascinante e oscura. Ma qual è la chiave di tanto successo editoriale? E' mia impressione personale, e per questo certamente discutibile, che stia nel dono particolare che ha Zafón di far srotolare gli avvenimenti, attraverso dialoghi non particolarmente pregnanti, anzi semplici e, perciò, avvincenti. Sembra, qualche volta, che da cosa nasca cosa, da una morte nasca una vita, da un incontro nasca amore o morte, su uno sfondo misterioso si trovi una torre, oppure, in cima alle scale, ci possa essere il vuoto o un incendio. Il lettore è portato per mano, da rivelazione a rivelazione, un po' come al cinema, con la differenza che il libro e anche le testimonianze erudite sono lì in forma permanente a dare lo stesso piacevole senso di cultura e di novità che hanno oggi i tanti viaggi organizzati e che non rassomiglia assolutamente più alle emozioni del Grand Tour. Anche Il gioco dell'angelo rassomiglia al feuilleton, persino nelle sue ascendenze storiche di romanzo nero e di antecedenti dickensiani. Non a caso uno dei primi libri scritti dal protagonista si chiama I misteri di Barcellona. Ma l'abilità, assolutamente considerevole di Carlos Ruiz Zafón sta nell'adoperare tanti ingredienti da creare un vero e proprio romanzo popolare, sempre condito, però, amabilmente dalla soverchiante passione per i libri." (da Angela Bianchini, Tra angeli e lune, la Spagna spaesata, "TuttoLibri", "La Stampa", 15/11/'08)

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