domenica 22 giugno 2008

Spiriti costretti di Angela Bianchini


"Angela Bianchini ha raccolto in volume i ritratti biografici che va componendo e rielaborando da molti anni, su riviste italiane e estere, e alla radio. Più che
ritratti, sono conversazioni distese e divaganti, nutrite di esperienze personali, come tra amici che hanno in comune predilezioni e ricordi. Il titolo è tratto da un verso dell'Ariosto: spiriti (non) costretti sono coloro che hanno saputo affrontare percorsi esistenziali difficili senza mai abbandonare la ricerca dell'incanto letterario o artistico. Si va dalla fine del Settecento, quando Madame de Charrière, già matura, seduce il giovane Benjamin Constant con la sua intelligenza aguzza e paradossale, al nostro secondo dopoguerra, in cui giganteggia quell'inarrivabile incantatore che fu Bernard Berenson, nella sua magica villa-antro di Settignano. Né potevano mancare i maestri dell'autrice, Leo Spitzer, Pedro Salinas, Jorge Guillén, colti dal vivo e da vicino. L'originalità dell'approccio della Bianchini sta nel combinare una frequentazione dei 'luoghi d'autore' con la lettura in controluce dei testi autobiografici e di biografie spesso poco note o dimenticate. È un fitto andirivieni tra luoghi e tempi diversi: gli Stati Uniti, la Spagna (dove lei ha studiato e insegnato), Firenze, Roma, Venezia, luoghi deputati di un Grand Tour che fu soprattutto anglo-americano. Non tutti i personaggi effigiati sono famosi come l'intrepida e trepidante George Sand o Colette, che ci vengono restituite nella loro umanità più vera, fuori dai cliché. Qui possiamo riscoprirle anche nelle case in cui nacquero o vissero, nella placida campagna francese o affacciate sul giardino di Palais Royal, a Parigi. Ambienti rivelatori, perché finiscono per raccontare quello che magari le stesse autrici non dicono sulla pagina. La curiosità del lettore è premiata proprio dai personaggi marginali o meno frequentati, che finiscono per avere molti tratti in comune: il cosmopolitismo, la passione per i viaggi che diventa nomadismo, irrequietezza, financo nevrosi; la gran cultura, lo stile alto, un certo gusto teatrale nella rappresentazione di sé, il rifiuto delle convenzioni fino alla stravaganza, forse la vocazione inconscia a fare della propria vita un capolavoro. Le donne vi hanno un rilievo speciale per forte carattere e proto-femminismo eccentrico. Così l'inglese Frances Trollope, madre del prolifico Anthony, titolare di un salotto assai frequentato nella Firenze di metà Ottocento. Così l'americana Edith Wharton, la grande amica di Henry James, che ancora bambina si ritrovò a giocare al Pincio con Vernon Lee e il pittore Sargent. O Constance Woolson, infelice nipote del Fenimore Cooper dei Mohicani, che James prese a modello per il suo Carteggio Aspern. O ancora le mogli devote, brave memorialiste anche loro, di due grandi poeti spagnoli come Juan Ramon Jiménez e Rafael Alberti, che visse a Roma gli ultimi anni (sulla porta di casa stava in bella vista un cartello: 'Prego non arrabbiarsi: non si fanno prefazioni'). Spiccano nella sezione italiana due fini letterate, che scelsero di vivere appartate in confortevoli ritiri toscani: l'anglo-fiorentina Iris Origo e Clotilde Marghieri. Fu lei, ancora ragazza, a non saper definire la Wharton in visita ai Tatti altro che 'vecchia'. Berenson si arrabbiò: 'Per fare una vecchia come lei ci vogliono anni e decenni di educazione dello spirito, ci vuole una vita intera di lavoro, d'intelligenza e, quando il tempo incalza, anche coraggio'. Aveva ragione. La foto di gruppo in cui la Bianchini ha radunato con garbo appena malinconico tanti campioni e campionesse di una raffinata civiltà letteraria rende ancora più visibile il vuoto che hanno lasciato: umano, prima ancora che culturale." (da Ernesto Ferrero, La civiltà è solo ombre, "TuttoLibri", "La Stampa", 21/06/'08)

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