sabato 7 giugno 2008

Lo strano caso di Emma Bovary di Philippe Doumenc


"La sua fine la conoscono tutti. Abbandonata dall'amante e incapace di rimborsare i debiti, Emma Bovary si suicidò con l'arsenico un giorno di marzo nel 1846. A Yonville, un piccolo paesino della Normandia. Un gesto scandaloso come epilogo di una vicenda scandalosa, con cui Gustave Flaubert concludeva tragicamente il suo celebre romanzo. Ancora oggi infatti si parla di bovarismo per indicare l'insofferenza femminile nei confronti del conformismo borghese e il conseguente desiderio di evasione. Ora però - centocinquant'anni dopo la pubblicazione di Madame Bovary, avvenuta nel 1857 - quel simbolo viene rimesso in discussione da un abile e raffinato romanzo intitolato Lo strano caso di Emma Bovary, che in Francia l'anno scorso è diventato un piccolo caso letterario. L'autore è Philippe Doumenc - scrittore settantenne, uno dei cui romanzi vinse diversi anni fa il Prix Renaudot - per il quale Emma non si sarebbe affatto suicidata ma sarebbe stata assassinata. La sua morte insomma non sarebbe altro che un omicidio mascherato e Flaubert avrebbe alterato i contorni del fatto di cronaca che gli era servito da base per il romanzo. Forte di tali convinzioni, il romanziere francese ha inventato un elegante gioco letterario, costruito come una classica detective story che comincia proprio dove si interrompe il capolavoro di Flaubert, vale a dire di fronte al letto in cui Emma agonizza tra gli spasmi. I due illustri medici che Charles Bovary ha chiamato per cercare di salvare la giovane moglie possono solo constatarne il decesso. Uno di loro però nota alcuni strani segni sul collo della donna. Quasi un dettaglio che però basta per avviare un'inchiesta condotta dal commissario Delévoy, alla sua ultima missione prima della pensione, aiutato dal giovane e intraprendente Remi. I due ricostruiscono la vicenda di Emma, seguendo passo passo le orme del romanzo di Flaubert, ma discostandosene quando necessario, proponendo un'inedita ricostruzione dei fatti. Alla fine sarà Remi a trovare il bandolo della matassa, smascherando la trama di un delitto nato nell'ambiente asfissiante della provincia. Con questa intrigante controinchiesta, il cui ritmo e le cui atmosfere non sarebbero dispiaciute a Simenon, Doumenc dimostra di saper sfruttare alla perfezione le reminiscenze letterarie e il gusto della recitazione. Ne risulta un romanzo affascinante e non privo di sorprese, che delizierà i lettori. Un romanzo, oltretutto, dove ad un certo punto compare anche un certo Gustave Flaubert, di cui uno dei personaggi dice: 'si crede dotato per il giornalismo, vuol scrivere dei romnazi, che idea!'." (da Fabio Gambaro, Caro Flaubert, chi ha ucciso Emma Bovary?, "La Repubblica", 07/06/'08)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho iniziato a leggerlo, incuriosita dall'idea di rivedere il finale di un grande classico in modo totalmente opposto e dai numerosi commenti positivi sentiti. Devo dire che la lettura è molto agevole e intrigante!