sabato 28 giugno 2008

Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma di Saverio Ricci


"Più che mai determinata, dopo lo scisma protestante, a condurre una lotta capillare contro l'eresia, la Chiesa di Roma mise a punto un grandioso sistema censorio volto a preservare l'ortodossia del mondo cattolico. Non si trattava soltanto di bloccare l'importazione delle opere dei pensatori riformati o sequestrare dalle biblioteche pubbliche e private i libri che si erano rivelati pericolosi, a cominciare dalle traduzioni dei testi sacri in lingua volgare che, consentendo ai lettori comuni una conoscenza diretta delle Scritture, li incoraggiava allo spirito critico e alla controversia. Bisognava controllare l'intera vita intellettuale del mondo cattolico, sottoponendo a una severa censura preventiva qualsiasi testo destinato alla pubblicazione e innescando di conseguenza negli scrittori un meccanismo di auto censura di cui è impossibile oggi misurare la portata. [...] Se non è qui possibile rendere conto della complessità del quadro storico culturale e delle preoccupazioni teologiche che fanno da sfondo a Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma (Salerno), i due importanti capitoli consacrati da Ricci a Montaigne ci consentono di cogliere le esitazioni della Chiesa sulle strategie filosofiche da seguire come pure le contraddizioni che la paralizzavano dall'interno, costringendola a un apolitica di compromesso non smepr eproficua. Come scrive infatti Ricci 'la Chiesa cattolica avvertì precocemente un sentore di eterodossia negli Essais del signore di Montaigne, non appena questi e il suo libro arrivarono a Roma, ma dimostrò molto tardi piena contezza del pericolo che quel libro avrebbe potuto costituire per la fede. Lo inserì infatti nell'Indice dei libri proibiti quasi un secolo dopo la sua pubblicazione, sulla base di una nuova lettura e in un contesto molto mutato'. [...]" (da Benedetta Craveri, La Chiesa contro Montaigne, "La Repubblica", 28/06/'08)

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