giovedì 12 giugno 2008

Le guerre del Novecento


"Tra le guerre del Novecento, quella tra israeliani e palestinesi si presenta con una sua tragica, irriducibile specificità. A sottolinearlo è un saggio di Raya Cohen pubblicato all'interno di un volume curato da Gabriella Gribaudi, Le guerre del Novecento (Ancora del Mediterraneo). Quel conflitto è anomalo rispetto alla 'simmetria' delle guerre tradizionali sia per la sproporzione delle forze in campo che per i suoi tratti più da guerra civile che da guerra tra Stati sovrani. Ma l'anomalia richiamata da Cohen riguarda un elemento quasi pre-novecentesco, riferito direttamente alla proprietà della terra. Ad alimentare la carica di rancore dei palestinesi è infatti anche il desiderio di ritornare in possesso delle terre di cui furono brutalmente espropriati nel 1948. La terra fu 'nazionalizzata' come parte integrante del processo di costruzione dello Stato ebraico. Alle vecchie ferite se ne è aggiunta una nuova: il tracciato del muro di separazione che si è andato costruendo dal 2003 non segue i confini dello Stato ma si estende molto all'interno dei territori occupati così che i palestinesi perdono altre terre. 'La terra - scrive Raya Cohen - continua a essere oggetto di una politica che favorisce il forgiarsi di due identità irriconcialibili: da una parte un gruppo che continua a perdere la sua terra, dall'altra uno che continua ad acquisirla'. Raya Cohen è docente di Storia ebraica contemporanea presso la Tel Aviv University. E' una di quelle voci ignorate dalle semplificazioni propagandistiche che hanno affollato il dibattito sul boicottaggio alla Fiera del Libro. Appartiene infatti a quei settori della cultura israeliana che svolgono le loro ricerche in assoluta libertà intellettuale e da anni studia le tribù beduine del deserto del Negev. Al contrario dei palestinesi dei territori occupati, i beduini israeliani (circa 150 mila) godono dei diritti di cittadinanza e hanno diversi mezzi politici per protestare contro i programmi di confisca del governo e la minaccia di espulsione dalle loro terre. Così, davanti ai recenti ordini di distruzione di 1500 case, si sono mobilitati, hanno dichiarato un giorno di lutto, hanno chiuso le scuole frequentate da 18 mila alunni, e hanno manifestato con lo slogan 'abbiamo sete di acqua e di riconoscimento'. Un altro conflitto per la terra, dunque. Ma, a differenza di quello con i palestinesi, qui i meccanismi dell'inclusione prevalgono su quelli dell'esclusione; la possibilità di godere di diritti in una democrazia disinnesca le ragioni delle armi e del conflitto violento, offre un'alternativa ai massacri e alle stragi, avvia un percorso virtuoso affidato alle istituzioni parlamentari e alla legge." (da Giovanni De Luna, I diritti fanno tacere le armi, "TuttoLibri", 07/06/'08)
La questione palestinese a cura di Fiamma Bianchi Bandinelli (da JuraGentium)

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