mercoledì 17 ottobre 2007

Hannah ARENDT: "Era come se ... ricapitolasse ... la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male"


Hannah Arendt. La vita, le parole di Julia Kristeva (Donzelli, 2005): "[...] Hannah Arendt è a modo suo, forse, l'unica filosofa del XX secolo a realizzare questa filosofia della vita in quanto filosofia specificamente politica, vissuta con il suo 'essere riuscita bene' come donna e come ebrea. La sua opera di politica ne è la prova, così come la meditazione sulla vita raccontata, o sul racconto indispensabile alla vita, al tempo stesso sua condizione e suo doppio: poiché (la Arendt, con Aristotele, ne è persuasa), esiste solo la vita politica, e poiché (la Arendt ne è convinta con Agostino) non esiste vita (bios) che nella rinascita narrativa. [...]"
Libri su Hannah Arendt
Libri di Hannah Arendt
La banalità del male (Feltrinelli, 2001): "Otto Adolf Eichmann, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo, in aereo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, doveva rispondere di quindici imputazioni, avendo commesso, 'in concorso con altri', crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l'umanità e crimini di guerra sotto il regime nazista, in particolare durante la seconda guerra mondiale. Hannah Arendt va a Gerusalemme come inviata del New Yorker. Assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il giornale sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro al 'caso Eichmann'. Ne nasce un libro scomodo: pone le domande che non avremmo mai voluto porci, dà risposte che non hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. Il Male che Eichmann incarna appare alla Arendt 'banale', e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I 'macellai' di questo secolo non hanno la 'grandezza' dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano. Un'opera che è ormai un classico della riflessione sull'orrore del XX secolo, pubblicata nel 1964 e giunta alla dodicesima edizione. Assistendo a quel discusso dibattimento, la Arendt scopre la 'terrificante normalità umana' del secolo delle Ideologie Organizzate. Il Male le appare banale e proprio per questo ancora più terribile: perché i suoi servitori, più o meno consapevoli non sono poi così diversi dal nostro vicino di casa."
Rahel Varnhagen. Storia di una donna ebrea (Net, 2004): "Una donna ebrea del XX secolo che si confronta con una donna ebrea dell'età napoleonica, e ne restituisce la voce e i pensieri attraverso una fitta rete di citazioni tratte dalle lettere. Nell'unica opera biografica scritta dalla Arendt, i temi cruciali dell'identità ebraica e del rapporto ambiguo con il concetto di 'assimilazione' rivivono nella narrazione della vita quotidiana di Rahel, del suo conflitto tra ricerca di una patria d'elezione e rivendicazione delle proprie origini."
Hannah Arendt
The Hannah Arendt papers at the Library of Congress

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