lunedì 22 ottobre 2007

Arundhati ROY: "La democrazia rischia di diventare un guscio vuoto"

"I think fiction for me has always been a way of trying to make sense of the world as I know it."

Il Dio delle piccole cose (The God of Small Things) (Guanda, 1997): "India, fine anni Sessanta: Ammu, figlia di un alto funzionario, lascia il marito, alcolizzato e violento, per tornarsene a casa con i suoi due figli. Ma secondo la tradizione indiana, una donna divorziata è priva di qualsiasi posizione riconosciuta. Se poi questa donna commette l’inaccettabile errore di innamorarsi di un 'paria', un 'intoccabile', per lei non vi sarà più comprensione, né perdono. Attraverso gli occhi dei due bambini, Estha e Rahel, Il dio delle piccole cose ci racconta una grande storia d’amore che entra in conflitto con le convenzioni; ci mostra un Paese, dilaniato fra tradizione e modernità, dove esistono ancora gli intoccabili e leggi non scritte continuano a governare la vita di una donna; ci fa entrare in un mondo fatto di piccoli eventi, di cose ordinarie che sembrano di nessuna importanza, ma che sono cariche di un significato più profondo e in cui sembra rispecchiarsi una verità universale."
"Solo fino a domani" (da RaiLibro)
I libri di Arundhati Roy
L'impero e il vuoto (Guanda, 2004): "'In India e in tutto il mondo i nostri margini di libertà si stanno riducendo a una velocità spaventosa' denuncia Arundhati Roy. L’autrice di Il Dio delle piccole cose ha già messo le sue doti di narratrice al servizio della democrazia e dei diritti umani. Ora, nelle conversazioni con David Barsamian qui raccolte, smaschera gli schemi del potere globalizzato e ci obbliga a riflettere e a prendere una posizione. Perché Arundhati Roy non si accontenta di sventolare bandiere. La sua è una nuova forma di attivismo politico: quella di una cittadina indiana che non solo arriva al cuore dell’impero, ma parla 'da schiava che pretende di criticare il suo sovrano'. E insieme all’impegno civile, all’attivismo politico, la narratrice indiana parla anche di sé, della sua vicenda umana e familiare segnata dall’assenza della figura paterna, e poi degli studi, dei viaggi, del successo mondiale dei suoi libri. Ne esce così il fulmineo ritratto di una protagonista della letteratura contemporanea, diventata icona del movimento contro la guerra e per i diritti civili."
La fine delle illusioni (Guanda, 1999): "Arundhati Roy, scrittrice attenta ai problemi della società e della politica indiana, ha scritto un saggio che è un atto di accusa verso una classe dirigente inetta e corrotta e una riflessione ironica e disincantata sulla follia della politica in genere. Un secondo saggio è dedicato a un fenomeno riguardante tutto il Terzo Mondo: la massiccia costruzione di bacini artificiali, che ha prodotto disastri ambientali e ha provocato l'esodo di decine di milioni di indiani."
Intervista a Arundhati Roy (da Wuz)
"Il linguaggio è la pelle dei miei pensieri" (da RaiNews24Libri)

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