sabato 23 ottobre 2010

L'Italia che legge



L'Italia che legge (Laterza)

"Una bussola preziosa per chi vuole conoscere l'Italia che legge (o, meglio, che non legge). Nelle pagine di Giovanni Solimine - già presidente della Associazione Italiana Biblioteche - le cifre della statistica si compongono in una nitida fotografia degli italiani che, alla vigilia del nostro centocinquantesimo compleanno, ha il solo difetto di restituirci per quello che siamo, senza ritocchi patriottici. In massima parte allergici al fruscio delle pagine più che al polline. Pronti a trovare cool mille attività ma non la lettura. Simili come gocce d'acqua a un establishment disposto al martirio pur di non prendere in mano un libro, lunarmente distante dalle classi dirigenti europee. Un Paese che si ostina a non investire nella cultura e nella ricerca, ignorandone il rapporto diretto con il PIL. E dove il 70% della popolazione ha difficoltà a orientarsi rispetto alla compilazione di un modulo o la lettura di un libretto ferroviario, secondo quell'analfabetismo di ritorno denunciato da Tullio De Mauro.
La nostra industria editoriale, nella meticolosa ricostruzione di Solimine, è un colosso dai piedi di argilla, provvisto di un equilibrio incerto. Per numero di libri pubblicati e per fatturato, il fenomeno editoriale italiano ha dimensioni ragguardevoli, collocandosi al settimo-ottavo posto al mondo e quarto-quinto in Europa. Il paradosso è che questa industria si regge su una base molto ristretta, con pochi editori e pochissimi lettori. E se la nostra élite di lettori forti in questi anni è cresciuta - e forse in Europa è tra quelle che legge di più - questo non deve costituire un vanto, piuttosto un motivo di sconforto: perché una vera vittoria culturale sarà solo quando si allargherà la fascia dei lettori deboli e dei lettori medi (che ora invece sta regredendo), ossia quando il libro diventerà consuetudine diffusa nelle famiglie italiane (ben oltre la metà possiede meno di cinquanta libri a casa).
I rimedi? Solimine passa in rassegna le politiche pubbliche per la lettura, plaude alla nascita del Centro per il libro e la lettura, ma non risparmia critiche al suo presidente Ferrari, sia per avere escluso il ruolo attivo delle biblioteche, sia per avere tagliato fuori il mondo dell'associazionismo attivo da tempo nel campo.
Il quadro si fa meno fosco quando Solimine rovescia il dizionario di luoghi comuni fioriti intorno alla lettura. Il libro rimane il primo tra i consumi culturali e, nonostante le ripetute geremiadi sulla sua morte, regge bene il confronto con altri mezzi di intrattenimento. Non c'è concorrenza tra old media e new media, beneficiando entrambi della contaminazione. Anche sull'e-book, l'autore contrasta cupi presagi, prospettando lo sviluppo di un mercato parallelo non esiziale per il suo fratello di carta. E soprattutto viene demolita la vulgata più diffusa: quella di 'ai miei tempi si legegva di più' e 'i nostri figli sono condannati all'analfabetismo perché prigionieri del nuovo mondo digitale'. Niente di più falso. La loro è una generazione multitasking, capace di mescolare con disinvoltura Internet e libri. Il computer non si sostituisce alle pagine scritte, il 40% dei più giovani trova in Rete lo stimolo per comprare un libro. Ma la sinergia funziona solo nelle case in cui si legge. Un'élite, sempre la stessa. Troppo poco per essere ottimisti." (da Simonetta Fiori, Perché bisogna far crescere il popolo dei lettori, "La Repubblica", 23/10/'10)

La carta non è ancora stanca ("La Stampa")

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