lunedì 20 ottobre 2008

Patrizia Valduga: la poesia non "serve"


"La poesia è complicata, ma per me non educa al pensiero complesso. Ti fa sentire, muove quello che ha dentro ma non 'serve'. La poesia è fatta di pensiero, emozione, resi inseparabili dalla forma, ed è fatta in modo che l'emozione prenda il sopravvento sul pensiero e la complessità del pensiero - quando c'è - sia percepita da pochi. Credo che, senza una competenza specifica, senza una passione innata, non serva a niente, resti, alla lettera, lettera morta. Invece la grande prosa, che poi sopporta - a differenza della poesia - la traduzione in altre lingue, può essere un efficace strumento di educazione al pensiero complesso. Dalla grande prosa si può trarre un grande profitto intellettuale, perché sviluppa l'immaginazione - delle cose del mondo e delle cose umane -, l'immaginazione dell'altro da sé, che è quanto ci sia di più difficile da percepire. E con una lingua articolata - non con la penosa paratassi in voga presso i giovani d'oggi -, con una lingua sintatticamnete complessa, insegna persino le leggi del pensiero e del comprendonio. La lettura è la prima conoscenza della realtà, il primo contatto - protetto - col mondo, che segnerà per sempre il nostro rapporto con la realtà. Per alzare il livello intellettuale e morale di questo Paese metterei come regola nelle scuole la lettura di Bouvard e Pecuchet di Flaubert: un'enciclopedia delle attività umane e due sgangherati con un'idea sbagliata di loro stessi, dilettanti in tutto. Non è l'emblema dell'Italia di oggi? Google? Lo uso per trovare delle notizie, non per leggere con la testa. Faccio fatica persino con le email." (da Patrizia Valduga, La poesia non serve, "DLa Repubblica delle Donne", 18/10/'08)

Nessun commento: