sabato 11 ottobre 2008

Is Google making us stupid?


"Guerra e pace, il cervello non lo segue più. Tutta quella lunghezza e tutta quella storia dentro: fosse uno spot, con qualche link che porti a un blog, Tolstoj si leggerebbe. Siamo diventati così: lettori con una testa formattata dal web. Uno studio dell'University College di Londra indica che leggere e pensare non è più come una volta: chi usa internet ormai salta da una parte all'altra, naviga in orizzontale tra titoli e riassunti, la sua tensione e il suo scopo non sono l'epica e il racconto, l'analisi e il profondo, ma la rapidità. Cervelli-Google che procedono a chiavi di ricerca, frammenti, sintesi e fretta. la nostra testa come una tastiera, spingi un bottone e ecco la soluzione, ma una volta disconnessi rimane zero memoria, pensiero schiacciato su off. Colpa di internet, per quel suo modo di procedere per schegge e rapidi rimandi, per via di tutto il mondo all'istante senza durata nel gesto di un clic. Oppure no, il web è un amplificatore cognitivo, sviluppa capacità magari assopite, salta e varia l'intelligenza come mai prima di adesso. La domanda è aperta, gli esperti sono divisi, gli eventuali effetti delle nuove tecnologie sulla neurologia sono difficili da calcolare adesso, troppo presto. Is Google making us stupid? si è chiesto qualche mese fa il tecnologo Nicholas Carr in un dibattutissimo articolo uscito su "The Atlantic", la rivista dell'élite progressista americana. Carr, tutt'altro che un luddista, confessava alcune defaillances mentali ('non riesco a leggere come prima - da sub delle parole - mi distraggo'), chiedendosi: non è che la civiltà del web sta condizionando negativamente i nostri meccanismi mentali? E' certo che non facciamo più come prima, una cosa per volta, il multitasking è la nostra professione, un sms mentre si naviga mentre si ascolta l'iPod mentre si parla. Difficile leggere, selezioanre, concentrarsi, ricordare. La rete è un medium universale, che scompiglia i meccanismi più arcaici e ancora sconosciuti del cervello. Marshall McLuhan negli anni Sessanta diceva che i media non stanno lì come addormentati strumenti, ma formano il processo del pensiero. Figuriamoci allora che cosa può ottenere internet rispetto a un libro che si sfoglia pagina dopo pagina: il cervello si adatta a cogliere l'informazione così come è distribuita, in una corrente pulviscolare di frettolose particelle. Comportamento o qualcosa di più radicale, persino un diverso senso dell'io? Sostiene Maryanne Wolf, psicologa dello sviluppo dell'Università di Tufts e autrice di Proust e il calamaro: la storia e la scienza del cervello lettore, che 'siamo come leggiamo'. Il cervello si tesse, insomma, sulla pronuncia mentale delle parole. James Olds, docente di neuroscienza del Krasnow Institute for Advanced Study dell'Università George Mason, spiega che persino la mente adulta è molto plastica. I neuroni normalmente rompono le vecchie connessioni e ne formano di nuove. Secondo Olds, 'il cervello ha la capacità di riprogrammarsi al volo, cambiando il modo di funzionamento'. Per il futurologo Raymond Kurzweil, tutto di guadagnato: 'Internet amplifica la nostra memoria', accelera l'hard disk biologico che era il cervello solo qualche decennio fa. Un organo contemplativo, per carità, con tutte quelle pause senza neanche un pop up." (da Alessandra Retico, Il cervello formato internet, "La Repubblica", 11/10/'08)
"Is the Internet Making Us Stupid?" (npr.org)

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