sabato 4 ottobre 2008

La città dei ladri di David Benioff


"Nei sei anni trascorsi dalla pubblicazione di La venticinquesima ora, David Benioff ha consegnato alle stampe una raccolta di racconti, La ballata di Sad Joe e ha quindi dedicato il proprio talento al cinema: dopo l'adattamento del proprio romanzo, realizzato in maniera memorabile da Spike Lee, ha scritto la sceneggiatura di Troy, e ha iniziato una collaborazione con Marc Forster, per cui ha scritto Stay e adattato Il cacciatore di aquiloni. Dopo un film per Jim Sheridan, Benioff ha accettato di sceneggiare anche il copione del nuovo XMen, entrando a far parte del gruppo di scrittori americani che non disdegnano ciemntarsi con al cultura popolare. ma se nessuno ha obiettato al fatto che Michael Chabon abbia scritto la sceneggiatura di Spider Man 2, nel caso di Benioff sono cominciati a circolare mugugni e malignità. Per via delle altissime cifre ricevute per le sceneggiature, per le scelte eclettiche che hanno rischiato di spersonalizzare il suo talento, e anche per la sua provenienza sociale: il vero nome di Benioff è infatti Friedman, e il padre Stephen è stato capo della Goldman Sachs. Il nuovo romanzo pubblicato in Italia da Neri Pozza con il titolo La città dei ladri ribadisce la sicurezza narrativa di questo scrittore non ancora quarantenne, ma conferma anche la tendenza a puntare all'impecabilità della confezione più che al taglio personale. Il romanzo suggerisce immediatamente l'impressione di essere stato concepito per un adattamento cinematografico, ma è molto avvincente e ben congegnato. Il talento è fuori discussione, così come la capacità di procedere attraverso immagini e sentimenti forti. Esemplare in tal senso l'incipit che mescola il ricordo della guerra con il baseball: 'Mio nonno uccise due tedeschi a coltellate prima di compiere diciott'anni. Nessuno, a quanto ricordo, me l'ha mai raccontato: era una cosa che mi sembrava di conoscere da sempre, così come sapevo che gli Yankees indossavano la maglia a righine in casa e quella grigia in trasferta'. Benioff ci invita quindi a condividere la vicenda di Lev, un ragazzino di diciassette anni figlio di un poeta ebreo scomparso nel 1937 dopo una visita della polizia sovietica alla sede della sua rivista letteraria. Nel momento più tragico della battaglia di Leningrado, Lev è stato arrestato per aver sottratto un coltello al cadavere di un soldato tedesco. Attende la fucilazione insieme a un giovane disertore cosacco di nome Kolya. Ma poco prima dell'esecuzione avviene qualcosa di sorprendente: l'ufficiale che deve far eseguire la condanna propone ai due giovani un patto: avranno salva la vita se riusciranno a trovare una dozzina di uova per la torta nuziale della figlia, che sta per andare in sposa ad un importante funzionario del partito comunista. Costretti ad addentrarsi oltre le linee naziste, Lev e Kolya iniziano un'assurda e tragica odissea nel pieno di una delle battaglie più cruente della Seconda Guerra Mondiale. Alla ricerca delle uova per la torta nuziale, incroceranno aberrazioni e mostruosità, momenti di sgomento e di follia, reagendo in maniera opposta, ma sempre profondamente umana. Grazie a questi presupposti, e all'abilità narrativa dell'autore, il romanzo si legge tutto d'un fiato, ma i momenti più autentici sono quelli nei quali Benioff riesce a raccontare con sincerità, tenerezza e persino con ironia lo strazio di due giovani costretti a capire in simili condizioni cosa significa diventare adulti." (da Antonio Monda, Le uova che salvano la vita, "Almanacco dei libri", "La Repubblica", 04/10/'08)

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