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"E' considerato il padre della nuova letteratura irlandese, il capostipite della generazione di scrittori che in questi anni hanno conquistato il mondo, da Roddy Doyle a Frank McCourt, da Joseph O'Connor a John Banville, a Catherine Dunne. Viene paragonato a Checov per i suoi racconti, di cui ha pubblicato una dozzina di volumi, ma anche i suoi romanzi sono diventati best-seller internazionali. Ha ricevuto premi letterari di ogni tipo, ed è stato varie volte candidato al Nobel. Ora una giuria presieduta da un altro premio Nobel per la letteratura, V. S. Naipaul, ha assegnato a William Trevor il premio Nonino 2008. [...] Qual è la differenza essenziale fra il racconto e il romanzo? 'Il racconto è l'arte di dire molto con poco. L'arte di lasciar fuori, di togliere anziché di aggiungere, del non detto. Scrivere un racconto è molto diverso da scrivere un romanzo: devi lasciare una grossa parte di quello che accade all'immaginazione del lettore. E' la forma che io preferisco'. [...] Le sue storie e i suoi romanzi sono imperniati su personaggi falliti, malinconici, infelici. Lei stesso ha detto, se non sbaglio parafrasando l'incipit di Tolstoj in Anna Karenina, che tra una coppia felice e una infelice preferisce raccontare la storia di quella infelice. Perché? 'Perché concordo pienamente con Tolstoj. C'è molto poco da dire su una famiglia o una coppia o persone felici. Ma se uno scava sotto famiglie, coppie, persone che si dicono felici, spesso scopre che in verità non sono felici affatto: ed è su questo, soprattutto, che a me piace fare luce'. [...] Quali sono allora, la parte più brutta e la parte più bella dello scrivere? 'La più brutta è la frustrazione di non riuscire a rendere sulla pagina esattamente quello che hai in testa, il che significa rimettere le mani su ciò che hai scritto, lavorarci di nuovo, aggiungere, togliere, correggere, cambiare, limare. E la parte più bella è in fondo la stessa cosa: rileggersi e riscrivere, finché t'accorgi che finalmente tutto fila come vorresti. Anche se poi, se rileggi a un anno di distanza, ti accorgi che non fila proprio perfettamente. Perciò non rileggo mai i miei libri. Mi basta ricordare i bei momenti passati a scriverli." (da Enrico Franceschini, William Trevor, il padre degli irlandesi, "La Repubblica", 19/01/'08)
Trevor nel catalogo Guanda
"In Time, a Glimmer of Light in Disappointed Lives" (da NYTimesBooks)
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