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È straordinario quel suo scrivere come se tutto a lui fosse contemporaneo, come se la storia non fosse evoluzione, diversità, ma una serie di rappresentazioni omologhe di una stessa verità. Antichi e moderni, personaggi mitologici, campioni della cristianità e cavalieri, papi, imperatori, religiosi, nobili e borghesi, tutti sono trascinati insieme in una sorta di giudizio universale, da Giustiniano, da Cleopatra a Francesca da Rimini, da Elena, Ulisse e Diomede a Ugolino e Guido da Montefeltro. Dante si muove indifferentemente tra mondo pagano e mondo cristiano, fra mitologia e religione, tra il lontanissimo passato e la calda asprezza del presente. Nel poema la cultura occidentale fa così, tutta insieme, la sua grande prima prova unitaria. Per questo a Dante sarà riconosciuto nei secoli un ruolo ideologico predominante in Europa. Al Comune sostituisce la comunità sorta dalle rovine dell’impero romano, e la riconosce nel Sacro Romano Impero e nella Chiesa, le due istituzioni in cui può a suo parere risiedere ancora la speranza di un mondo diverso e più giusto.
Su questa idea si può discutere, ma Dante è comunque uno dei grandi scrittori che appartengono più all’Europa che a singole nazioni. Mi auguro che Benigni continui a leggercelo, sera dopo sera." (da Gian Luigi Beccaria, Dante la verità immutabile, "TuttoLibri", "La Stampa", 29/12/'07)
Dante Alighieri, Commedia (da Biblioteca Italiana, Università degli Studi di Roma "La Sapienza")
Gian Luigi Beccaria nel catalogo Garzanti
Vittorio Sermonti nel catalogo Rizzoli
(immagine: Dante Alighieri. La Divina Commedia, XIV sec. - Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia)
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